Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Lezione inglese/ La crisi del gas e i danni che è meglio prevenire

di Angelo De Mattia
4 Minuti di Lettura
Martedì 18 Ottobre 2022, 00:01

Quanto è accaduto a Londra non è una lezione per l’Italia, ma «per tutti», ha detto il governatore Ignazio Visco rispondendo a una domanda a margine dei lavori del Fmi. Il riferimento è alla manovra fino a 150 miliardi di sterline varata a debito dal governo di Liz Truss per ridurre le tasse ai redditi superiori a 150mila sterline annue abbassando l’aliquota più elevata dal 45 al 40%. Una manovra duramente criticata da Joe Biden che, per la reazione negativa dei mercati (il debito inglese si attesta al 100% del Pil e il rapporto deficit/Pil sarebbe salito oltre il 9% con un’inflazione vicina al 10%), ha dovuto essere rapidamente disconosciuta provocando le dimissioni del Cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, dopo soli 39 giorni di permanenza nella carica. Jeremy Hunt, che è succeduto a Kwarteng, ha annunciato ieri la sostanziale abrogazione del pacchetto fiscale da sostituire, probabilmente, con una manovra a base di riforme, tasse e crescita.

La Banca d’Inghilterra, per evitare una catastrofe finanziaria, è stata costretta ad acquistare titoli di Stato per 65 miliardi. Un’operazione simile a quella inglese non trova, anche nelle posizioni più spinte, seguaci in Italia, dove la premier in pectore Giorgia Meloni finora è stata fredda, se non contraria, a uno scostamento di bilancio che, ove mai fosse deciso, neppure lontanamente sarebbe paragonabile a quello tentato dalla Truss. Parlare di rischio di una “nuova Italia” per la Gran Bretagna, come fanno alcuni giornali inglesi, è perciò completamente fuori luogo. Ma la vicenda, che fa traballare la stessa Truss, va analizzata anche per i rapporti tra governo e banca centrale. C’è chi ha sostenuto sia stata la Banca d’Inghilterra ad aver «messo a posto» il governo, dimostrando così una visione profondamente distorta dei rapporti che debbono intercorrere tra le due istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia. La banca centrale persegue la stabilità monetaria e finanziaria; può prospettare i rischi di alcune manovre economiche nel ruolo di alta consulenza; può infine suggerire alternative, ma certamente non può imporre nulla perché sarebbe un vulnus alla democrazia rappresentativa. Naturalmente le relazioni debbono essere, come ha detto Visco a proposito della Banca d’Italia riferendosi al costituendo governo, estremamente collaborative, così come lo sono state con gli esecutivi del passato. Si può ricordare in proposito Guido Carli, secondo il quale disattendere la richiesta di finanziamento del Tesoro in una condizione di grave difficoltà, com’era negli anni Settanta del secolo scorso, sarebbe stato un atto sedizioso da parte dell’Istituto centrale.

I tempi sono cambiati, così come gli ordinamenti e le prassi, ma il nocciolo di quella tesi conserva una sua validità.

Insomma, i rapporti tra governo e banca centrale - nazionale ed europea - non possono che essere reciprocamente di “discordia concors”, con fini intermedi distinti, ma con una convergenza degli obiettivi finali. Visco ha pure aggiunto che una manovra ad ampio spettro (con la prossima legge di Bilancio) per le condizioni in cui ci troviamo sarebbe da escludere. Si tratta, allora, di valutare come possa essere percorso lo stretto sentiero consentito, senza tuttavia appiattirsi su una manovra di tipo notarile. Investimenti, produttività e lavoro debbono ancora e a maggior ragione rimanere centrali. Intanto l’adozione di nuove misure innanzitutto mitigatrici dei rincari energetici per le imprese e le famiglie è urgente. La celerità è giustamente rappresentata sia dal mondo delle imprese, che chiedono massima competenza ai futuri esponenti del governo, sia da quello del lavoro con i sindacati confederali che sottolineano il crescere delle diseguaglianze. Mai come ora i tempi sono pure sostanza. Il rischio dell’aggravamento della crisi è fondato e i ritardi eventuali delle misure provocherebbe ora danni simili all’inerzia completa.

Poi vi è la funzione cruciale dell’Unione. Oggi dovranno essere presentate le proposte per il gas elaborate dalla Commissione Ue. I preannunci evidenziano solo non decisivi passi avanti, a cominciare dal price cap nell’accezione dinamica e da ridimensionare rispetto alle previsioni, a interventi sul mercato Ttf per passare agli acquisti congiunti (limitati al 15% degli stoccaggi), a un meccanismo di solidarietà per le situazioni di emergenza che dovrà essere adeguatamente spiegato, fino all’innalzamento della soglia per gli aiuti di Stato e all’utilizzo dei fondi di coesione. Naturalmente occorrerà leggere la stesura finale delle proposte che ora sembrano anche contornate da eccessivi limiti che concorrono a incidere sulla loro portata o, in alcuni casi, dalla transitorietà della loro durata. Ciò, evidentemente, non è prodotto dal caso, ma dalla necessità di mediare tra le diverse, a volte opposte, posizioni esistenti nell’Unione. Ma occorre avere una vista lunga e pensare ai danni che la crisi, non adeguatamente fronteggiata, potrà arrecare a tutti. La solidarietà mancata nella prevenzione si imporrà nella riparazione e sarà molto più impegnativa e di lunga durata della prima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA