Banche, così sono cambiate dal 2012 a oggi: ecco quanto guadagnano e da dove arrivano gli utili

Parte il negoziato Abi-sindacato sul rinnovo del contratto

Banche, così sono cambiate dal 2012 a oggi: ecco quanto guadagnano e da dove arrivano gli utili
di Rosario Dimito
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 09:37

Dal 2012, c'è stata una rivoluzionata copernicana in banca; nuovi natura, assetti e equilibri politici: da presidio del territorio con focus verso l’economia reale, le imprese e le famiglie, le filiali bancarie si sono trasformate in negozi finanziari. Questa metamorfosi è “scritta” chiaramente nei bilanci: negli ultimi 5 anni il totale dei ricavi del settore credito è stato pari a 413 miliardi di euro: di questi, più della metà (50,5%) cioè 209 miliardi corrisponde alle commissioni; mentre 204 miliardi (49,5%) arrivano dal margine d’interesse, cioè dai prestiti. Ma il settore dal 2012 è cambiato radicalmente. Qualche numero. Gli sportelli erano 32 mila e nel 2022 sono scesi a 20 mila, i dipendenti da 309 mila a 264 mila, i ricavi da 74 miliardi sono saliti a 88 miliardi, gli utili da - 2,5 miliardi a 25 miliardi.
Nel 2022, i prestiti sono tornati a essere la fonte maggiore di ricavi, grazie al velocissimo aumento del costo del denaro deciso dalla Bce (+ 4%), ma la tendenza è quella tracciata complessivamente nell’ultimo quinquennio: più commissioni, meno credito. Sono i dati illustrati oggi mercoledì 19 luglio durante la riunione all’Abi tra il Casl e i sindacati, dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che ha aperto il negoziato sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro; il contratto, scaduto a fine 2022, è stato prorogato più volte fino al prossimo 31 luglio e nella prossima riunione del 26 luglio quasi certamente verrà esteso al 31 dicembre.

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«Le banche probabilmente non vogliono più rappresentare la cinghia di trasmissione tra la finanza e i territori.

Noi, invece, pensiamo che, accanto al legittimo obiettivo di creare valore per gli azionisti, debba continuare a esistere il ruolo sociale che, nonostante la propaganda, si è fortemente ridimensionato. Obiettivo dei vertici delle banche è: aumentare ricavi e utili, anche riducendo i così, per poter distribuire dividendi importanti agli azionisti» ha detto ancora Sileoni.

Gli azionisti sono stati sempre ampiamente ripagati dei loro investimenti con dividendi in costante crescita: 1,5 miliardi nel 2012, 2,2 miliardi nel 2015; 5,5 miliardi nel 2019, 12,5 miliardi nel 2022. Ecco perché, secondo Sileoni «è arrivata l’ora di ripagare anche i lavoratori dei sacrifici e degli sforzi che hanno consentito utili così elevati con il giusto riconoscimento economico: le difficoltà del 2012 sono superate, il settore è diverso rispetto a quando sono state prese certe decisioni sul tfr, perciò, ci sono tutti i presupposti per riconoscere ciò che è stato perso. Il tfr ha fatto risparmiare alle banche circa 200 milioni all’anno e ora ci sono tutte le condizioni per ritornare alla normalità». Per il segretario generale della Fabi «i numeri e l’andamento del settore ci dicono anche che il contratto del 2019 è superato, va profondamente rinnovato». 

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«L’invio ufficiale ad ABI della articolata piattaforma – afferma Ilaria Maria Dalla Riva, Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’ABI (Casl) nonchè manager di valore di Unicredit di cui è Head People&Culture Italy  – rappresentano un passo fondamentale e non solo formale utile ad entrare nel vivo del confronto per il rinnovo del Ccnl. Sulla base della tradizionale costruttiva e matura interlocuzione tra le Parti – prosegue Dalla Riva – lavoreremo per realizzare una convergenza e quindi definire il nuovo contratto collettivo nazionale di categoria in grado di fornire a tutte le lavoratrici, a tutti i lavoratori e a tutte le imprese bancarie un quadro certo di regole e di trattamenti al passo con i tempi per continuare ad affrontare positivamente i profondi e complessi cambiamenti in atto».

Secondo dati illustrati da Sileoni, che si riferiscono agli anni dei precedenti rinnovi contrattuali e al 2022, i ricavi e gli utili delle banche sono costantemente aumentati. I ricavi sono stati pari a 74 miliardi nel 2012, 78 miliardi nel 2015, 82 miliardi nel 2019, 88 miliardi nel 2022; in 10 anni +18%. Quanto agli utili, dopo la perdita complessiva di 2,5 miliardi nel 2012, si sono attestati a 3,7 miliardi nel 2015, 15,7 miliardi nel 2019, 25 miliardi nel 2022; in 10 anni +1.000%. Rispetto alla crescita degli utili i costi del personale sono cresciuti molto meno: in 10 anni solo +17%. Anche il cost-income, cioè il rapporto tra costi e “fatturato”, è progressivamente migliorato negli ultimi anni: era al 66,4% nel 2015 e al 65,5% nel 2019, oggi è al 63,1% tra i migliori dati a livello europeo. 

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