Autonomia, nodo scuola: il tempo pieno per tutti costerebbe 4 miliardi

La prima stima del “Lep” necessario a garantire istruzione uniforme nel Paese

Autonomia, nodo scuola: il tempo pieno per tutti costerebbe 4 miliardi
di Andrea Bassi
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Lunedì 26 Giugno 2023, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 19:35

La partita dei Lep sta per entrare nel vivo. Cosa questo acronimo significhi ormai è noto: livello essenziale delle prestazioni. È il livello “minimo” dei servizi che vanno garantiti a tutti i cittadini italiani ovunque si trovino. Fino ad oggi, però, è sembrata una discussione quasi accademica, letta come una contropartita dell’Autonomia differenziata chiesta dalle Regioni del Nord. In pochi hanno però probabilmente compreso la portata e l’impatto per i cittadini che la definizione dei Lep avrà. E per chiarire effettivamente qual è la posta in gioco, è ancora una volta illuminante il lungo e dettagliato dossier consegnato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’Authority riconosciuta dall’Europa che vigila sui conti italiani, alla Commissione Affari Costituzionali del Senato dove è in discussione il disegno di legge Calderoli. Per la prima volta l’Upb prova a immaginare un singolo Lep e a calcolare quanto costerebbe garantirlo in maniera uniforme in tutte le Regioni. Il capitolo scelto è quello dell’istruzione, una della materie più delicate tra le 23 elencate dall’articolo 117 della Costituzione che le Regioni possono chiedere allo Stato di gestire in proprio (ma non è scritto che lo Stato è obbligato a concederle). 

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LA PRESTAZIONE

La prestazione nell’ambito della scuola sulla quale l’Ufficio parlamentare di Bilancio si è concentrato, è quella del «tempo pieno».

In Italia esiste una disparità enorme. Lo aveva già rilevato la Svimez in uno studio intitolato «Un Paese, due scuole». Un bambino del Mezzogiorno frequenta in media quattro ore in meno alla settimana rispetto a un suo coetaneo del Nord. Significa che nell’arco del ciclo scolastico della primaria è come se studiasse un anno in meno. Risolvere questo divario dovrebbe essere una priorità politica.


Ma finora nessuno ci ha messo mano e nemmeno la testa. La ragione è semplice e per capirla basta leggere il rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Se si volesse garantire in tutte le Regioni d’Italia il tempo pieno a tutti i ragazzi, bisognerebbe trovare una somma di oltre 4 miliardi di euro. «Fissare un Lep per il tempo pieno», scrive l’Upb, «potrebbe trovare giustificazione nei potenziali effetti positivi che il rafforzamento del servizio potrebbe avere, tra l’altro, sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro». 

IL PASSAGGIO

Al Nord lavorano quasi 5 donne su dieci. Al Sud solo 3. Permettere di tenere i figli a scuola più a lungo aiuterebbe ad aumentare l’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Dunque, se si volesse estendere il tempo pieno a tutte le classi, spiega l’Upb, si potrebbe stimare «una spesa aggiuntiva per gli insegnanti di circa il 30%». Siccome il monte stipendi di questi ultimi è di 42 miliardi, e il 30 per cento riguarda i maestri della scuola primaria, il costo oscillerebbe come detto, attorno ai 4 miliardi. Una stima per difetto, perché non tiene conto dei costi delle mense e dei riscaldamenti che sono a carico dei Comuni. E nemmeno degli insegnanti di religione e sostegno. Ma in realtà è possibile, anzi è probabile, che l’asticella venga posta più in basso. La decisione alla fine potrebbe essere quella di garantire il tempo pieno solo nella metà delle classi. E questo comporterebbe una spesa di “solo” un miliardo di euro. 

È evidente che si tratta di una scelta “politica”. Il governo invece ha deciso di affidarla ad una Commissione tecnica, la cosiddetta Commissione Clep, composta da 61 esperti, e che si avvarrà per stabilire le risorse necessarie della Commissione tecnica sui fabbisogni standard, al vertice della quale è stata nominata la professoressa Elena D’Orlando, uno dei membri della delegazione del Veneto che tratta l’autonomia con lo Stato centrale. La domanda, insomma, è se la Commissione avrà più interesse ad alzare l’asticella dei servizi da fornire ai cittadini, o di abbassarla per agevolare il percorso dell’autonomia differenziata riducendo il costo dei Lep. La risposta non dovrebbe tardare ad arrivare. Salvo rinvii, la Commissione Clep dovrà terminare il suo lavoro entro il 30 giugno. Tra quattro giorni. Poi si passerà alla scrittura dei Dpcm per attuare i Lep con le relative coperture finanziarie. Sarà allora chiaro se l’ambizione è colmare i divari nel Paese o soltanto fotografarli. 


 

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