Manovra, scendono le tasse su casa, lavoro e imprese

Manovra, scendono le tasse su casa, lavoro e imprese
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Domenica 20 Settembre 2015, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 15:01

A bocce ferme, ovvero non ci fossero provvedimenti legislativi in materia da qui alla fine dell'anno, la pressione fiscale del nostro Paese passerebbe nel 2016 dal 43,7 al 44,2 per cento, per poi crescere ulteriormente l'anno successivo. Ma il governo intende caratterizzare la prossima legge di Stabilità come una nuova tappa del percorso di riduzione del carico di imposte su cittadini e imprese. Il primo passo è naturalmente disinnescare gli aumenti che scatterebbero per Iva e accise in applicazione delle cosiddette “clausole di salvaguardia”, previste dalle scorse manovre per assicurare il rispetto dei vincoli di bilancio.

Nella tabella principale della Nota di aggiornamento al Def è prevista una riga distinta per la pressione fiscale (ovvero il rapporto tra le entrate tributarie e contributive e il Pil) calcolata al netto delle clausole ed anche del bonus 80 euro: ovvero classificando gli effetti di questo provvedimento come minori entrate invece che come maggiori trasferimenti, contabilizzazione richiesta dalle regole Eurostat.

In questi termini la pressione fiscale sarebbe al 43,1 per cento quest'anno e scenderebbe di mezzo punto, al 42,6, nel 2016. Ma l'intenzione del governo è andare ancora più giù. Il quadro tendenziale non comprende infatti le misure che saranno incluse nella legge di Stabilità, a partire dalla cancellazione totale del prelievo fiscale sull'abitazione principale, dell'Imu su fabbricati e terreni agricoli e di quella che grava sui macchinari cosiddetti “imbullonati”. In tutto questi sconti valgono quasi cinque miliardi, il che vuol dire che a parità di altre condizioni la pressione fiscale scenderebbe di altri tre decimali.

LA DECISIONE

Non c'è invece ancora una decisione definitiva sull'eventualità di anticipare al prossimo anno una parte delle misure fiscali a favore delle imprese, che in linea di massima sono calendarizzate al 2017 con la riduzione dell'Ires, la cui aliquota verrebbe portata al 24 per cento, e ulteriori limature dell'Irap.

Ci sarà invece quasi certamente un'estensione del meccanismo di decontribuzione a beneficio dei nuovi assunti, che quest'anno ha aiutato a spingere le assunzioni. L'ipotesi è concentrarlo sulle Regioni meridionali.

La nota di aggiornamento al Def ribadisce che le riduzioni del carico fiscale saranno finanziate «in gran parte» dall'azione di revisione della spesa. Una mano consistente dovrebbe arrivare però anche dalla cosiddetta voluntary disclosure, ovvero la possibilità offerta ai contribuenti di riportare in Italia i capitali a suo tempo esportati in violazione delle procedure previste: nelle tabelle del Def, che non contengono in dettaglio le grandezze programmatiche, questa voce vale prudenzialmente 671 milioni nel 2015 e appena 18 nel 2016. Gli introiti complessivi dovrebbero toccare però i 3-4 miliardi, risorse che con qualche artificio contabile saranno poi spostate in termini di competenza al prossimo anno per dare copertura ai provvedimenti della legge di Stabilità.

I VALORI ASSOLUTI

Il resto verrà, nelle intenzioni del governo, dai margini di flessibilità da definire con l'Unione europea. Nella relazione al Parlamento resa nota ieri insieme alla Nota di aggiornamento, le relative cifre vengono quantificate in valore assoluto oltre che in percentuale del Pil: sono in tutto 17,9 miliardi se si include anche la quota, che Bruxelles deve ancora autorizzare, legata all'emergenza migranti. Senza questa componente, che vale 3,3 miliardi, la clausola delle riforme e quella degli investimenti avrebbero da sole un valore di 14,6 miliardi, ovvero qualcosa in più dello 0,8 per cento del Pil indicato come maggior deficit.