Deutsche Bank, tegola che agita Merkel: rebus salvataggio pubblico

Deutsche Bank, tegola che agita Merkel: rebus salvataggio pubblico
di David Carretta
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Sabato 1 Ottobre 2016, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 09:32

«La situazione è seria, ma non drammatica». Una fonte comunitaria riassume così la crisi che sta attraversando Deutsche Bank sui mercati, nel momento in cui l’Unione Europea scopre che i suoi problemi bancari non sono ancora stati risolti e Angela Merkel si trova di fronte a scelte sul principale banca tedesca che potrebbero mettere in discussione la sua permanenza come cancelliera. La Commissione è «in contatto» con Deutsche Bank e i regolatori, spiega la fonte: «attendiamo di avere informazioni per vedere cosa possiamo o dobbiamo fare». In prima linea ci sono il vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, responsabile per l’unione bancaria, e la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, che potrebbe intervenire in caso di aiuti di Stato. Anche Pierre Moscovici è coinvolto, per valutare se nel caso di Deutsche Bank ci sia un «rischio sistemico», dice la fonte. In caso di salvataggio pubblico, per ora escluso dal governo di Berlino, la Commissione dovrà decidere se trattare la banca tedesca in modo diverso dagli istituti italiani per i rischi legati alla stabilità della zona euro. Per ora la linea ufficiale della Commissione è di minimizzare per il timore di una profezia che si auto-avvera. Diversi portavoce hanno smentito le indiscrezioni del 28 settembre di Die Zeit sul governo tedesco e le autorità finanziarie di Francoforte e Bruxelles al lavoro su un piano di salvataggio. «I regolatori preparano costantemente piani di risoluzione per le banche. È la loro funzione», dice un altro funzionario. «Per noi sono validi gli ultimi stress test condotti dalla Bce». Il livello di capitalizzazione era stato giudicato adeguato nello scenario avverso, anche se la banca è stata messa sotto osservazione. Non si sono registrati problemi di liquidità, come quelli che avevano portato al fallimento di Lehman Brothers nel 2008. 

L’ALLARME
Ma l’ipotesi di un tracollo di Deutsche Bank allarma. Il suo bilancio supera il 10% del Pil della zona euro e le interconnessioni con gli altri istituti di credito del continente fanno temere un effetto Lehman sul sistema bancario europeo. Con le elezioni tra un anno, Merkel e Wolfang Schaeuble hanno un margine di manovra limitato. La cancelliera e il suo ministro delle Finanze hanno escluso di usare i soldi dei contribuenti per salvare le banche. Secondo un sondaggio, il 68% dei tedeschi è contrario ad un salvataggio. Ma, se Deutsche Bank non recupererà rapidamente la fiducia degli investitori, un intervento pubblico potrebbe rivelarsi necessario per salvare l’economia della Germania e, più in generale, della zona euro. A livello politico, con la crisi di Deutsche Bank, la posizione di Merkel in Europa potrebbe indebolirsi nelle partite sull’austerità e sul «bail-in» (le perdite per azionisti, obbligazionisti e depositi sopra i 100 mila euro in caso di salvataggio pubblico di una banca, ndr). «Con i suoi rilievi sulle banche tedesche Matteo Renzi ha segnato un punto», dice la fonte. La Germania, con Deutsche Bank e Commerzbank, diventa il terzo paese con Italia e Portogallo ad essere fonte di preoccupazione. Contrariamente alle speranze, i bilanci delle banche europee non sono stati ripuliti durante la crisi, rendendo fragile tutta la zona euro. Ma dentro la Commissione sottolineano che la situazione delle banche italiane non migliora a causa dei problemi tedeschi. «Gli istituti di credito in Italia sono pieni di crediti deteriorati» e «non c’è volontà politica di trattare il problema complessivamente» per l’opposizione dell’opinione pubblica al «bail-in». L’approccio adottato da Roma, in collaborazione con Bruxelles, è di «sgonfiare il problema a poco a poco», spiega la fonte. Sul Monte dei Paschi non si attende una soluzione «prima del 4 dicembre», quando gli italiani andranno alle urne sul referendum costituzionale. Ma, nel momento in cui il settore è sotto pressione in tutta Europa, l’Italia «non può attendere troppo a lungo». 


 

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