Bcc, il vertice: scissione della banca e le riserve resteranno alla Coop

Bcc, il vertice: scissione della banca e le riserve resteranno alla Coop
di Andrea Bassi
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Martedì 15 Marzo 2016, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 13:10
L’emendamento con la soluzione individuata sarà depositato oggi alla Camera. Il compromesso sulle Banche di credito cooperativo è arrivato dopo una lunga riunione tra maggioranza e governo, alla quale hanno preso parte il ministro Maria Elena Boschi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti, il vice ministro dell’Economia Enrico Morando, il relatore del decreto Giovanni Sanga, il capogruppo del Pd Ettore Rosato e quello in commissione finanze Michele Pelillo. Le Bcc che non vorranno aderire al gruppo che nascerà dall’unione delle banche cooperative, saranno libere di farlo. Ma con un meccanismo diverso da quello individuato dal governo nel decreto.
 
L’attività bancaria dovrà essere conferita ad una nuova società, che avrà la forma di spa e che sarà, a sua volta, controllata dalla cooperativa conferitaria che manterrà le riserve indivise. Resta fermo il vincolo che per rimanere fuori dal gruppo unico (la cosiddetta way out), la Bcc dovrà avere un patrimonio netto (o delle riserve, non è ancora del tutto chiaro), di almeno 200 milioni di euro al 31 dicembre del 2015, ossia con la chiusura dell’ultimo bilancio disponibile. Su questa cifra dovrà pagare un’imposta forfettaria attorno al 20% (l’aliquota finale sarà definita soltanto questa mattina prima del deposito dell’emendamento). Anche altri punti restano da limare. Come, per esempio, il tempo a disposizione per decidere l’eventuale way out: si parla di 120 giorni, che però potrebbero essere anche 90 o addirittura 60. La soluzione individuata, tuttavia, potrebbe non chiudere il caso aperto dalla lettera di 20 senatori con la quale venivano messi in discussione alcuni punti del testo del governo.

LA LETTERA
Quel documento già contemplava, e contestava, anche l’ipotesi della scissione dell’attività bancaria dalla cooperativa mutualistica.
a cooperativa di credito cesserebbe di essere tale; non si capisce come eserciterebbe lo scambio mutualistico, posto che l’attività bancaria passerebbe alla spa. «La coop», spiegava la lettera dei venti senatori, «conserverebbe indivise le riserve indivisibili ma si trasformerebbe in mera holding. Per evitare questo esito finanziarizzante, la coop ex Bcc», proseguiva la missiva, «dovrebbe inventarsi altre funzioni di pubblica utilità, ma non si capisce con quali risorse le potrebbe sostenere posto che gli utili della spa, ormai modesti a causa della crisi e ulteriormente ridotti dalle imposte, andrebbero interamente accantonati a riserva per parecchi anni». Così come qualche dubbio rimane sulla capacità della banca di rispettare gli stringenti requisiti di capitale Cet1 imposti dalla Bce, una volta che avrà trasferito le riserve alla cooperativa.
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