I visi divertiti scorrono lungo una fila fitta di stories Instagram. Scatti di vita reale, donne che aprono squarci sulla loro vita: relax in salotto, impegnate al lavoro, affettuose con i figli al parco. Autoscatti privati che raccontano le giornate autentiche di 280 donne che con i loro selfie hanno voluto partecipare al progetto di una stilista di Ancona, Cristina Tajariol, una nonna sarta che le ha trasmesso la passione per gli abiti ben fatti e un passato nella grande moda milanese, da Giorgio Armani a Ferré.
Oggi Tajariol, 50 anni, due figlie di 22 e 19 anni, è un’affermata manager della sua azienda, Piccoloatelier, un angolo dove l’outfit va incontro alle forme, dove le stoffe italiane si adattano ai corpi veri delle donne e lo stile accompagna queste “clienti” speciali, le prime testimonial del capo cult di Piccoloatelier, la Giacca 24, oggi diventata la protagonista delle stories, e al centro di un progetto che emerge nel buio del Covid grazie ai social network e all’incontro in rete di Oliviero Toscani, incuriosito dell’energia di Cristian Tajariol e ideatore dell’iniziativa.
Cristina ha costruito il suo Piccoloatelier ad Ancona, ispirato alle antiche sartorie industriali di Anversa, dove andava per lavoro e dove è rimasta affascinata «da questi grandi loft dove il cliente ha un rapporto diretto con il sarto che crea il capo in base alle esigenze di chi acquista.
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«L’essenzialità ha sempre ispirato il mio lavoro - dice la stilista anconetana - e la Giacca 24 è un po’ tutto questo, un capo che “te lo senti addosso”, lo porti ore e ti fa stare sempre bene, sentire a posto anche in occasioni diverse, basta cambiare un accessorio e puoi tenerla anche la sera quando magari sei a cena o hai un incontro importante. Questa giacca in jersey double l’ho pensata per una donna veloce, indaffarata tra lavoro, famiglia, figli». E la Giacca 24 segna un po’ anche le tappe importanti della vita di Cristina. Sulla passerella c’è sempre lei, la giacca destrutturata, è la protagonista della prima sfilata itinerante nel nord d’Italia a Brera, poi conquista Milano, Parma, Bergamo, Roma. E le fa incontrare quella che diventerà poi la sua socia, Valentina Ghe di Milano, anche lei folgorata dalla versatilità della Giacca 24 e oggi finanziatrice del progetto.
Un progetto incappato nel coronavirus e riemerso con maggiore forza grazie al fotografo Oliviero Toscani che Cristina Tajariol ha conosciuto, per caso, in una diretta Instagram quando l’Italia era ferma per Covid. «Sono stata invitata a parlare del mio progetto e Oliviero ne è rimasto colpito - dice la stilista - Ho raccontato di voler promuovere lo stile di Piccoloatelier, uno stile confortevole, rassicurante, capi per lo più in maglia, e la nostra giacca, un capo iconico. Ho anche detto che il Covid aveva fermato i miei eventi e le collezioni itineranti. Stavo cercando, dissi, un modo nuovo per comunicare ciò che eravamo». Ed è lì che Toscani è intervenuto, ha ribattezzato la giacca Neverending 24 e lanciato l’idea delle foto: le clienti che indossano i capospalla iconico. Idea accolta con entusiasmo dalle protagoniste che hanno scattato e inviato più di 200 selfie in 10 giorni. Un successo rimbalzato subito su Instagram, primo passo di una tabella di marcia - tutta in rete - che vedrà il culmine il 24 febbraio con una diretta social e la voglia di raccontare «moda e senso si appartenenza - dice Cristina - questo rappresenta la galleria di foto, donne comuni che si raccontano con la giacca Neverending 24 accanto».