Due amiche e socie con 280 clienti come testimonial: con il Covid l'azienda rinasce su Instagram

Cristina Tajariol e Valentina Ghe. Due donne amiche e socie con 280 clienti come testimonial: con il Covid l'azienda rinasce su Instagram
di Rosalba Emiliozzi
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 23:55

I visi divertiti scorrono lungo una fila fitta di stories Instagram. Scatti di vita reale, donne che aprono squarci sulla loro vita: relax in salotto, impegnate al lavoro, affettuose con i figli al parco. Autoscatti privati che raccontano le giornate autentiche di 280 donne che con i loro selfie hanno voluto partecipare al progetto di una stilista di Ancona, Cristina Tajariol, una nonna sarta che le ha trasmesso la passione per gli abiti ben fatti e un passato nella grande moda milanese, da Giorgio Armani a Ferré.

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Oggi Tajariol, 50 anni, due figlie di 22 e 19 anni, è un’affermata manager della sua azienda, Piccoloatelier, un angolo dove l’outfit va incontro alle forme, dove le stoffe italiane si adattano ai corpi veri delle donne e lo stile accompagna queste “clienti” speciali, le prime testimonial del capo cult di Piccoloatelier, la Giacca 24, oggi diventata la protagonista delle stories, e al centro di un progetto che emerge nel buio del Covid grazie ai social network e all’incontro in rete di Oliviero Toscani, incuriosito dell’energia di Cristian Tajariol e ideatore dell’iniziativa. 

Cristina ha costruito il suo Piccoloatelier ad Ancona, ispirato alle antiche sartorie industriali di Anversa, dove andava per lavoro e dove è rimasta affascinata «da questi grandi loft dove il cliente ha un rapporto diretto con il sarto che crea il capo in base alle esigenze di chi acquista.

Questo mi fece capire che le boutique erano obsolete». Così nasce la sua sartoria, prima solo con abiti per bambina, poi su richiesta delle mamme anche con una linea per donna diventata con il tempo preponderante. «Sono state le mamme a chiedermi di realizzare una collezione per loro - racconta Cristina Tajariol - perché non trovavano capi a prezzi ragionevoli, di buona fattura e con forme credibili». Questa linea casual-chic fu un successo fin da subito, con la Giacca 24 come capo di grande richiesta. 

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«L’essenzialità ha sempre ispirato il mio lavoro - dice la stilista anconetana - e la Giacca 24 è un po’ tutto questo, un capo che “te lo senti addosso”, lo porti ore e ti fa stare sempre bene, sentire a posto anche in occasioni diverse, basta cambiare un accessorio e puoi tenerla anche la sera quando magari sei a cena o hai un incontro importante. Questa giacca in jersey double l’ho pensata per una donna veloce, indaffarata tra lavoro, famiglia, figli». E la Giacca 24 segna un po’ anche le tappe importanti della vita di Cristina. Sulla passerella c’è sempre lei, la giacca destrutturata, è la protagonista della prima sfilata itinerante nel nord d’Italia a Brera, poi conquista Milano, Parma, Bergamo, Roma. E le fa incontrare quella che diventerà poi la sua socia, Valentina Ghe di Milano, anche lei folgorata dalla versatilità della Giacca 24 e oggi finanziatrice del progetto.

Un progetto incappato nel coronavirus e riemerso con maggiore forza grazie al fotografo Oliviero Toscani che Cristina Tajariol ha conosciuto, per caso, in una diretta Instagram quando l’Italia era ferma per Covid. «Sono stata invitata a parlare del mio progetto e Oliviero ne è rimasto colpito - dice la stilista - Ho raccontato di voler promuovere lo stile di Piccoloatelier, uno stile confortevole, rassicurante, capi per lo più in maglia, e la nostra giacca, un capo iconico. Ho anche detto che il Covid aveva fermato i miei eventi e le collezioni itineranti. Stavo cercando, dissi, un modo nuovo per comunicare ciò che eravamo». Ed è lì che Toscani è intervenuto, ha ribattezzato la giacca Neverending 24 e lanciato l’idea delle foto: le clienti che indossano i capospalla iconico. Idea accolta con entusiasmo dalle protagoniste che hanno scattato e inviato più di 200 selfie in 10 giorni. Un successo rimbalzato subito su Instagram, primo passo di una tabella di marcia - tutta in rete - che vedrà il culmine il 24 febbraio con una diretta social e la voglia di raccontare «moda e senso si appartenenza - dice Cristina - questo rappresenta la galleria di foto, donne comuni che si raccontano con la giacca Neverending 24 accanto». 

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