Lina e la sua eroina Nadia, ecco le prime donne del fumetto

Lina e la sua eroina Nadia, ecco le prime donne del fumetto
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Sabato 13 Febbraio 2021, 09:45

Ma sì, ti lascerò fare i tuoi pupazzetti!». Fu questa la risposta del fidanzato, poi marito, quando, prima delle nozze gli chiese di poter continuare a lavorare. Era il 1946. E la giovane donna - aveva ventidue anni - era Lina Buffolente, prima disegnatrice di comics in Europa, all'epoca già con cinque anni di lavoro alle spalle. In quella richiesta - «Ho preso un marito, non un padrone», avrebbe detto poi - c'è molta della determinazione che l'ha portata a emergere in un mondo allora prettamente maschile.
IL RITORNO
Il suo lavoro ora torna in libreria con Rina Edizioni: a 75 anni dall'uscita a puntate sul settimanale bilingue Per voi! For You!, da martedì si potrà leggere in volume Nadia. Un mistero a Hollywood!, primo esperimento di graphic novel italiano, scritto da G.C. Arutnev, pseudonimo di Giulio Cesare Ventura, e disegnato, appunto da Buffolente nel 1946, qui con testi introduttivi di Luca Raffaelli e della fumettista Laura Scarpa, autrice di vari personaggi noti, tra i quali Martina.
Ispirato al cinema noir Usa anni Quaranta, il giallo ha come protagonista Nadia, bellissima attrice, con un passato tutto da indagare, tra colpi di scena, delitti, flashback. E un presente da costruire. Una storia dinamica, proprio come quelle amate da Buffolente. La Signora del fumetto, infatti, debuttò nel 1941 illustrando albi d'avventura come L'isola maledetta. Lavorò poi a serie come Buffalo Bill, Liberty Kid e Jane Calamity, Il Piccolo ranger, spaziando da Bulzoni a Bonelli, passando per l'Intrepido e molto altro, in una prolifica carriera. «Ha iniziato giovanissima - dice Laura Scarpa, classe 1957 - All'epoca di guerra e dopoguerra, le donne nel fumetto erano rarissime. E spesso abbandonavano alla nascita di un figlio o per la famiglia. Buffolente è stata una grande disegnatrice nel fumetto seriale che era estremamente maschile. Basti pensare che le disegnatrici da Bonelli sono entrate negli anni Ottanta. Non c'era una volontà di tenerle fuori. Quel mondo era poco considerato dalle donne. Anche nel fumetto autoriale non eravamo tante».
IL NOIR
Buffolente amava disegnare misteri, noir, scene allora ritenute da uomini. Una pioniera. Lo spazio per le fumettiste poi si sarebbe ampliato ma la strada era - e in parte è - lunga. «In Italia, la storia della donna del fumetto ha seguito quella della società - prosegue Scarpa - Negli anni Settanta, era piacevole lavorare nel settore, pure se magari i commenti erano: sei brava: hai un segno maschile. Era il periodo del femminismo e quando andai dall'editore Ottaviano, mi chiese se volessi fare fumetto femminista o d'avventura. La domanda, per un uomo, sarebbe stata politico o d'avventura?. Anche nell'avventura c'erano note politiche. Il mistero dell'Isolina di Cinzia Ghigliano raccontava un femminicidio del 1900, rimasto senza condanna, nonostante l'assassino fosse noto». Oggi, la scena è mutata ancora. «Eravamo poche e ora, pure se siamo in crescita, gli uomini rimangono molti di più - commenta Arianna Rea, classe 1979, disegnatrice Disney e firma, per Spirou, di Rocky Mozart, storia di una ragazza che ama musica e boxe - Insegno alla Scuola Romana Fumetti e vedo che noi fumettiste siamo esempi costruttivi per le nuove generazioni. Le studentesse aumentano. La professione adesso è percepita per uomini e per donne, senza etichette».
GLI STEREOTIPI
Il tema di genere, però, resta. «Spesso - conclude Rea - nelle interviste mi vengono chieste le differenze nel disegno tra uomo e donna.

Ci si aspetta che dica che siamo più sensibili, precise e tutto ciò che rientra tra le caratteristiche dello stereotipo femminile. Allora capisco che non siamo ancora del tutto fuori dal problema».

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