"Con grande rammarico e col nodo in gola lascio, alla fine di agosto, questo porto e questo ruolo. Non certo perché ho sottoscritto un atto che formalmente sterilizza un altro, ennesimo, potenziale contenzioso "all'attivo" di questa Amministrazione. L'ho fatto perché la condivisione degli intenti, della visione e degli indirizzi è elemento fondante e imprescindibile per la guida di qualsiasi azienda e lo è a maggior ragione per un'azienda complessa e complicata come lo sono il porto di Civitavecchia e la gestione del sistema portuale del Lazio. E questa condivisione, che in alcuni momenti ho sentito e vissuto con l'entusiasmo che mi contraddistingue, è venuta meno irrimediabilmente per entrambi. E, voglio aggiungere, non è un caso che ciò sia accaduto in uno dei momenti di maggiore difficoltà che la storia di questo porto sta attraversando ovvero una di quelle situazioni in cui non avere lo stesso passo, la stessa sensibilità e lo stesso "senso di orientamento non può, a maggior ragione, essere consentito”. E dopo i ringraziamenti ai propri collaboratori, ai dipendenti dell’ente e a tutto il cluster marittimo un auspicio “Civitavecchia post Covid non riuscirà per molto tempo a ritornare la stessa: ha bisogno di andare "a pagina nuova" e disegnare nuove "linee" ma senza strilli e gherminelle che tanto hanno danneggiato e danneggiano questo porto. Oggi più che mai le potenzialità inespresse devono essere rivolte a "costruire", che è diverso da "conservare", un futuro industriale nuovo perché la logistica da sola non può reggere l'economia di un tessuto sociale così importante. Buon vento”.
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