Molti - ha dichiarato King alla radio americana - «continuano a dirmi che oggi sembra loro di vivere in una mia storia»; e l’unica cosa che lo scrittore si sente di rispondere à «mi spiace, vorrei tanto che non fosse così». L’autore di It ha detto spesso, negli ultimi giorni, che il virus da lui immaginato, nel suo romanzo fiume L’ombra dello scorpione, è ben peggiore del coronavirus. “Captain Trips”, come viene chiamato nel libro l’agente patogeno, creato dall’uomo come arma batteriologica, finisce per decimare buona parte dell’umanità. Fortunatamente, almeno in questo caso, il Covid-19 è un male molto meno letale di quello partorito dalla sua fantasia, in quel libro post-apocalittico.
LEGGI ANCHE: Boom di Camus, King, Saramago, Koontz: la letteratura al tempo del coronavirus
Che opere vedranno la luce, quando tutto questo sarà finito? Molti si aspettano toccanti memoir, magari da parte di operatori sanitari, che potrebbero reggere per qualche tempo nel mercato che verrà, quando i libri riprenderanno ad essere pubblicati regolarmente. Ma il punto è: che libri leggere, e cosa scrivere, quando la storia supera qualsiasi finzione? Anne Tyler, un’autrice americana contemporanea da 11 milioni di copie, paragonata spesso a Jane Austen e vincitrice di un premio Pulitzer, ha detto alla Bbc che difficilmente nei suoi prossimi lavori si occuperà di un tema come la pandemia: «Credo che si debba lasciare che gli eventi invecchino, che si distanzino da noi, prima che ce ne possiamo occupare. Per questo non ho mai scritto dell11 settembre, e non ho mai letto bei libri sull’argomento; ma forse, tra vent’anni, potrebbero pubblicarne di ottimi».
L’isolamento (anche forzato, come quello di questi giorni) produce, da sempre, opere letterarie. L’agente letterario Juliet Mushens ha detto al Guardian che di solito riceve da dieci a quindici richieste da parte di esordienti, che vogliono essere rappresentati da lei. Ora il numero dei manoscritti in arrivo è più che raddoppiato. «Io la vedo positivamente - commenta - è un bene che la gente utilizzi questo tempo in maniera produttiva». Lo stesso trend è stato confermato da altri agenti letterari inglesi, da Lisa Coen a John Jarrold. Ma c’è chi avverte che non è molto opportuno scrivere dell’attualità di questi giorni, in un romanzo. Phoebe Morgan, direttore editoriale di HarperCollins, ha consigliato agli scrittori di non scrivere del coronavirus. «Non credo che la gente voglia ricordare i giorni della pandemia, quando tutto sarà finito», se non altro leggendo, per rilassarsi, un’opera di finzione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA