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di Laura Bogliolo

Bimbi, indigeni, Olimpiadi e "il ragazzo bianco"

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Domenica 7 Agosto 2016, 19:22
Bambini indigeni sottoposti a maltrattamenti in un carcere minorile in Australia. Si alimenta il dibattito sul tema che però si concentra sulla presunta negligenza dei padri. Sarebbe colpa loro se i ragazzini finiscono in carcere. Giova ricordare i dati di Amnesty international: i bambini indigeni "hanno 26 probabilità di più di finire in carcere rispetto al resto della popolazione australiana".  Non perché i genitori indigeni siano negligenti, ma per le condizioni sociali in cui vivono in Australia. Il video mandato in onda dal network Abc ha suscitato un gran dibattito. Ma anche la pubblicazione di una vignetta sul giornale The Australian.
Ecco la vignetta:

  La vignetta ha scatenato un'ondata di indignazione su Twitter accusando il vignettista e il giornale di razzismo. I papà indigeni hanno rilanciato l'hashtag #IndigenousDads. In fondo troverete una valanga di tweet commoventi di papà e figli indigeni che difendono la loro origine. Australia, razzismo, indigeni ed esclusione sociale. Il parallelo è d'obbligo nei giorni delle Olimpiadi. E ricordo una storia.

Nel 1968 salgono sul podio due americani che rimarranno nella storia: Tommie Smith medaglia d'oro e John 
Carlos medaglia di bronzo sui 200 metri. Alzano il pugno indossando un guanto nero, sostengono il movimento Olympic Project  for Human Rights (Progetto Olimpico per i Diritti Umani). Prima di salire sul podio chiedono al secondo classificato se vuole partecipare anche lui. "Tu sei contro il razzismo?" gli chiedono. E lui, Peter Norman, risponde: "Sì". Indosserà lo stemma del movimento sulla maglia. Per tutto il mondo in quel periodo fu solo "the white guy", il ragazzo bianco della celebre foto. La sua vita intanto era cambiata. Divenne un fantasma nell'atletica leggera, nonostante fosse uno degli uomini più veloce del mondo. Boicottato, attaccato dai media australiani. Non lo fecero partecipare ai Giochi Olimpici di Baviera, né venne coinvolto nell'organizzazione dei Giochi olimpici di Sydney (non fu neanche invitato). Morì per un infarto nel 2006.

L'immagine che descrivo l'ho vista nel programma "Sfide". E mi sono commossa: il feretro di Peter Norman, che nonostante la "persecuzione" non fece mai marcia indietro, venne sorretto da Tommie Smith e John Carlos: capelli più bianchi, pieghe nei volti. Tutti e tre finalmente insieme.

Il trailer del film Salute che fece il nipote Matt:

 

I tweet dei papà indigeni contro la vignetta pubblicata su The Australian
 
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