Sul piano investigativo, il fatto che al ragazzo sia stata lasciata la disponibilità del telefono, dopo che sotto la minaccia di un coltello era stato costretto a lasciare ai due banditi la guida dell’auto, dice molto sull’improvvisazione dell’azione criminale e, probabilmente, sul movente minimale dell’azione: forse il furto della minicar, da utilizzare magari per un furto notturno o per andare a fare rifornimento di droga in uno dei quartieri dello spaccio. Malviventi da poco, insomma, comunque capaci di un’impresa che, per il momento, al solo arrestato, l’imputazione di sequestro di persona in concorso e minaccia aggravata. L’altro rapitore, che gli investigatori della squadra volante contano di rintracciare nel giro di poco tempo, ha fatto in tempo a scendere dall’auto prima dell’epilogo della fuga nell’area di risulta.
Sulla dinamica della cattura, si è appreso, un peso decisivo ha rivestito proprio l’invio della posizione da parte di uno degli ostaggi, sicuro indice di prontezza di spirito in una situazione di grave pericolo. Dopo un promo whatsapp al padre, con la richiesta di aiuto, il ragazzo ha indicato l’esatta posizione dell’auto in un determinato momento. Ciò ha consentito alla sala operativa, prontamente contattata dal genitore, di inviare sulle tracce della minicar in fuga una volante, sulla base della valutazione del probabile percorso seguito dai rapitori. Deduzione rivelatasi giusta, come testimoniano le immagini delle telecamere di sicurezza disseminate lungo il percorso, che vengono esaminate dagli investigatori per ricostruire con esattezza la vicenda e anche la direzione di fuga del rapitore che anca all’appello. In un frame, in particolare, si vede la volante transitare a brevissima distanza di tempo nella via appena percorsa dalla minicar.
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