Scheletro sulla sponda del fiume Pescara: forse è il barbone intellettuale sparito da Ortona

Scheletro sulla sponda del fiume Pescara: forse è il barbone intellettuale sparito da Ortona
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Lunedì 1 Marzo 2021, 08:18

Se lo scheletro trovato l'altro ieri sera a Sambuceto (Chieti) su un terreno trasformato, a trenta metri dalla sponda del fiume Pescara, in una specie di discarica, è di Giuseppe I., allora si sarà chiuso il cerchio di una vita vissuta per scelta ai margini. Anche se solo le cause della morte diranno se di un epilogo volontario si è trattato o se c'è la mano di terze persone. Ma questo potrà stabilirlo solo l'esame dei resti, mentre per quanto riguarda l'esatta identificazione servirà soprattutto la comparazione del Dna con quello del fratello che vive a Brescia.

A condurre al 58enne di Ortona per ora è la carta di identità trovata dai Carabinieri vicino ai resti ossei ma per avere la certezza della corrispondenza sarà necessario un esame approfondito, che forse già questa mattina il sostituto procuratore della Repubblica Marika Ponziani, affiderà al medico legale professor Cristian D'Ovidio. A Ortona Giuseppe, Giosi come lo chiamano tutti, in giro non si vede da almeno dieci anni e i più si erano anche dimenticati di lui.

L'uomo, che si era diplomato all'Istituto Nautico, sezione macchinisti, era solito passare le giornate nel giardino della stazione di Ortona, ma lo si vedeva anche nei giardini della sala Eden. Dopo un'adolescenza come quella di tanti altri ragazzi, fra la passione per la pallacanestro e un periodo trascorso ai Salesiani, un centro educativo molto importante per la città, era maturata la scelta, per nulla condivisa dai familiari, di vivere da barbone sa senza chiede nulla, un comportamento al quale si affiancava il rifiuto di ogni forma di aiuto.

Giosi non chiedeva l'elemosina e, piuttosto, faceva va in modo di non farsi trovare: «Vivo molto bene così, non ho impegni, non ho vincoli» diceva ai suoi concittadini, a quanti lo avevano più volte sollecitato a intraprendere un percorso di vita normale, a trovarsi un lavoro. L'emarginazione lo ha portato (se di lui si tratta) a morire dietro l'ex poligono di Sambuceto, a trenta metri dalla sponda del fiume Pescara, trovato per caso, un luogo molto ai margini delle luci dei centri commerciali.

Certo è singolare che nella zona nessuno si fosse accorto della sua presenza.

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