Poche ore di assistenza allo studente disabile, condannato il Comune

Il tribunale di Teramo
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Marzo 2020, 09:44
Si sono rivolti ad un giudice perché il Comune dove vivono e il loro figlio disabile grave va a scuola non gli copre tutte le ore di assistenza scolastica richieste. Un ragazzo che oggi frequenta le scuole superiori, al quale l’Ente ha assegnato 15 ore settimanali anziché 24 di cui, invece, avrebbe bisogno. A denunciare il Comune è stato il papà del ragazzo, che ha ottenuto dal giudice del Tribunale di Teramo la condanna dello stesso Ente per "condotta discriminatoria" con tanto di pagamento dei danni subiti dalla famiglia da pagare.

E' accaduto ad Atri dove, sottolineano i familiari dello studente disabile, si registra una «decisione storica, primo caso in Abruzzo e tra i primi in Italia, importante conquista di civiltà e di progresso sociale». In particolare, il giudice Alessandro Chiauzzi, si legge nell’ordinanza del 31 gennaio scorso, «in accoglimento della domanda di parte ricorrente, dichiara la natura indirettamente discriminatoria del comportamento del Comune di Atri e ordina al Comune l’immediata cessazione della condotta discriminatoria mediante garanzia, in favore dello studente, di numero di ore di assistenza scolastica, pari a ventiquattro settimanali».

Il Comune aveva provato a difendersi basandosi sul fatto che i fondi necessari a garantire le ore di assistenza dovrebbero essere messi a disposizione dalla Regione, «questo solo perché – così come spiega lo stesso assessore ai Servizi scolastici di Atri, Domenico Felicione - si tratta di uno studente ormai alle scuole superiori per il quale la copertura massima è di 15 ore», ma il giudice ha sottolineato che «le questioni legate alla messa a disposizione dei fondi da parte della Regione in favore del Comune non può in alcun modo avere rilievo esterno, rispetto ai rapporti tra i suddetti enti, specialmente laddove si tratti di garantire il rispetto di livelli assistenziali necessari ad assicurare l’effettività di posizioni giuridiche che sono diretta espressione di diritti tutelati dalla Costituzione».

«La riduzione del numero di ore di sostegno - si legge ancora - incide inevitabilmente sul livello di istruzione del disabile, aumentando il divario esistente rispetto agli alunni non disabili e agli altri alunni con disabilità più lieve, risolvendosi in una discriminazione indiretta a suo danno». L’ente, inoltre, è stato condannato al pagamento di un risarcimento danni e a quello delle spese procedurali. Ma è proprio l’assessore Felicione che alla luce di questa sentenza dice: «E’ la prima volta che ci capita una situazione di questo genere. Provvederemo immediatamente alla mancata erogazione del monte ore che sarà coperta dal Comune, anche perché il ragazzo non deve subire una diatriba tra Enti». Al rientro a scuola, insomma, quando la campanella tornerà a suonare dopo questa pausa forzata per l’allerta Coronavirus, Felicione assicura che lo studente disabile, i cui genitori si sono battuti per i suoi diritti, avrà le 24 ore settimanali di assistenza scolastica al di là di chi dovrà accollarsi i costi delle ulteriori 9 ore, Comune o Regione che sia. Teodora Poeta
© RIPRODUZIONE RISERVATA