Kickboxing, la morte della campionessa Miriam Francesca Vivarini: l'ha stroncata un malore

Kickboxing, la morte della campionessa Miriam Francesca Vivarini: l'ha stroncata un malore
di Patrizia Pennella
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Lunedì 29 Gennaio 2024, 07:47

Non c’è sospetto che sia riconducibile all’azione di terze persone la morte di Miriam Francesca Vivarini, l’atleta e psicologa di 37 anni trovata senza vita nella sua abitazione qualche giorno fa. Sarebbe morta per un malore in fase di accertamento. Campionessa di kickboxing e libera professionista, era una persona molto conosciuta a Pescara, soprattutto negli ambienti sportivi.

Quando è morta Vivarini era sola nella sua abitazione e, per un eccesso di cautela, sono stati effettuati tutti gli accertamenti necessari a verificare che non ci fossero tracce che potessero far ipotizzare eventuali reati. Un passato sportivo di tutto rispetto: era stata campionessa mondiale e vice campionessa europea di K1 nel 2014, aveva anche vinto numerosi titoli italiani. Determinata nello sport, delicata e sensibile nella vita, con la sua attività professionale amava lavorare con i bambini. Prima dell’emergenza sanitaria aveva attraversato un periodo particolarmente difficile per la perdita del suo allenatore storico, vero e proprio mentore. Un lutto che ha avuto difficoltà ad elaborare e che ancora oggi aveva lasciato in lei tracce di tristezza.

Aveva ripreso ad allenarsi e il suo sogno era quello di tornare a combattere a livello agonistico. Un traguardo non semplice da raggiungere, visto il lungo periodo di interruzione dell’attività sportiva e l’età anagrafica. Ma negli allenamenti metteva tutta la sua grinta e la sua forza, con quel carattere che le ha sempre fatto amare gli sport di contatto e i fumetti Manga.

Tanti gli amici che, al termine della cerimonia nella cattedrale di San Cetteo, si sono stretti intorno ai familiari di Miriam Francesca Vivarini: la mamma Norma, il papà Dario, la sorella Sara, il fratello Davide. Tanti anche i rappresentanti delle società sportive, delle palestre e le compagne che con lei hanno condivisio la durezza degli allenamenti e di una vita condotta su binari di assoluto rigore. Testimonianze di affetto, ricordi di anni di attività sportiva ad altissimi livelli e anche quei momenti difficili dai quali proprio attraverso il ritorno sul quadrato voleva definitivamente tirarsi fuori. Ma nonostante la sua grinta il destino non le ha lasciato il tempo per un nuovo inizio.

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