Corsa degli zingari a Pacentro, egiziano escluso per la maglietta indossata dagli amici: segnalazione all’Unesco

L'organizzazione: offende lo spirito religioso. L'avvocata Simonetti: «Non si può aspirare a un così alto riconoscimento se l’evento emargina e impedisce di partecipare a un ragazzo che è davvero tra gli ultimi, come vuole lo spirito della tradizione»

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di Patrizio Iavarone
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Martedì 5 Settembre 2023, 10:35

Potrebbe costare caro, carissimo, alla Corsa degli Zingari e più in generale a Pacentro, in provincia dell'Aquila, l’esclusione dalla competizione, tenutasi domenica scorsa, di Mohamed, il ventinovenne egiziano, già campione in carica, rimandato a casa, al momento dell’iscrizione, per alcune magliette che indossavano alcuni suoi amici. Il caso, infatti, sarà segnalato all’Unesco dove la Corsa degli Zingari mira ad entrare come patrimonio immateriale dell’umanità, percorso per il quale, tra l’altro, la Regione ha stanziato 20mila euro al fine di sostenere le spese per il necessario studio storico e scientifico che deve accompagnare la relazione e l’iscrizione. L’indignazione per il caso di Mohamed è stata generalizzata, anche tra chi è vicino tradizionalmente alla Corsa: «Non si può aspirare ad un così alto riconoscimento – spiega l’avvocata Cinzia Simonetti, promotrice della segnalazione – se l’evento emargina e impedisce, con scuse che non stanno né in cielo, né in terra, e soprattutto non previste nel regolamento, di partecipare a un ragazzo che è davvero tra gli ultimi, come vuole lo spirito della tradizione. Un evento che dovrebbe essere inclusivo e non ad escludendum».

La vicenda ha dell’inverosimile, in realtà, perché come raccontato dallo stesso Mohamed, e sostanzialmente confermato dall’organizzazione, l’esclusione dalla Corsa sarebbe stata dettata dal fatto che alcuni amici del ragazzo si sono presentati in paese con delle magliette recanti la scritta “In cima a lu Morrone co fratm o Faraone” (in cima al Morrone con mio fratello il Faraone): gesto offensivo nei confronti dello spirito religioso della Corsa, ha spiegato l’organizzazione, anche se a farlo non è stato lui. «Cosa c’è di offensivo in quella scritta non si comprende – hanno lamentato in molti – piuttosto è una frase di vicinanza e appartenenza alla competizione.

Senza contare che non si può considerare il corridore responsabile delle maglie che indossa il pubblico».


Dal canto suo Mohamed c’è rimasto molto male: «Ci tenevo a partecipare – racconta – mi sono allenato per tre mesi. La scusa della maglia è incomprensibile e penso che piuttosto dietro ci sia la volontà di escludere dalla competizione un potenziale vincitore». La sua storia, tra l’altro, è una storia di uno “zingaro” vero, nel senso più profondo che ispira l’evento, ovvero il riscatto degli ultimi che nel Medioevo, partecipando e vincendo la Corsa, potevano entrare a far parte dei cavalieri del feudatario Caldora. Mohamed, quel giovane arrivato su un barcone in Italia, il suo riscatto lo ha già avuto nella vita: oggi ben voluto, con un buon lavoro e tanti amici.

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