Carolina D'Addario, il becchino risolve il giallo: la sarta di Chieti è stata assassinata

Accoltellata in casa durante un tentativo di rapina: il medico non si era accorto di nulla, la svolta grazie all’addetto delle pompe funebri

Carolina D'Addario, il becchino risolve il giallo: la sarta di Chieti è stata assassinata
di Antonio Di Muzio e Miriam Giangiacomo
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Domenica 31 Dicembre 2023, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 10:17

Solo un dipendente dell'impresa funebre si è accorto della coltellata. Ricomponendo il corpo di Carolina D'Addario, 84 anni, sarta del paese trovata senza vita nella sua casa di Gissi (Chieti) nel pomeriggio del 23 dicembre scorso, ha visto un taglio sul fianco e poi una macchia di sangue.

No, Carolina non era morta per cause naturali, come inizialmente si era pensato, ma si trattava di un delitto. Sospettato un vicino di casa, Flavio Giovanni Meo, 59enne dalla vita disagiata, ora in carcere.

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LA FERITA

Quel pomeriggio un parente ha trovato l'anziana sarta stesa sul pavimento della cucina. Immediata la telefonata al 118 e gli operatori hanno tentato di rianimarla, ma invano. Il medico non avrebbe notato nulla di anomalo. Durante la vestizione la scoperta del taglio e del sangue.

I familiari hanno avvertito nuovamente il medico che a sua volta ha chiamato i carabinieri. Intanto all'appello mancavano la fede, una catenina, alcuni gioielli e i soldi nascosti in una intercapedine. La procura ha inizialmente aperto un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti coordinata dal Pm Silvia Di Nunzio e condotta dai carabinieri. Si è così posta sotto sequestro l'abitazione dell'anziana e si è proceduto all'esame autoptico effettuato a Chieti l'altro ieri dal medico legale Pietro Falco. Esame che ha evidenziato come a causare la morte sia stata una ferita da arma bianca all'emitorace sinistro, un fendente che ha raggiunto il polmone, perforandolo. Poi, durante la notte scorsa, il fermo di Meo.


Incastrato dalle immagini delle videocamere di sorveglianza, il 59enne di Palmoli è stato bloccato con l'accusa di omicidio volontario aggravato, rapina pluriaggravata e di porto senza giustificato motivo di strumento atto a offendere. È stato filmato proprio nei pressi dell'entrata secondaria dell'abitazione dell'anziana (che viveva da sola dopo la morte del marito), all'ingresso del laboratorio della donna. Per ricostruire la dinamica dell'episodio sono stati acquisiti i video che inquadrano sia l'ingresso principale dell'abitazione dell'anziana, sia l'uscita secondaria. E proprio i filmati visionati dagli investigatori hanno permesso di individuare Giovanni Meo, posto in stato di fermo nella notte tra il 29 e il 30 dicembre scorsi. L'uomo avrebbe ammesso le proprie responsabilità davanti ai carabinieri poi, nel corso dell'interrogatorio in Procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

PROVE

A incastrarlo ci sarebbero quei filmati, in cui lo si vede mentre cammina nella stradina con in mano un coltello che, in alcuni frame, si passa sulla maglietta. L'indagato, difeso dall'avvocato Luigi Masciulli di Vasto, secondo le conclusioni a cui sono giunte le indagini, avrebbe ucciso Carolina per rubarle gioielli e soldi, 20.500 euro in contanti. Il bottino è stato interamente recuperato e anche l'arma del delitto è stata rinvenuta: i vigili del fuoco hanno infatti trovato il coltello da cucina in un dirupo poco lontano dal centro storico.
Il 23 dicembre l'uomo si sarebbe recato da Carolina D'Addario con l'intenzione di chiederle un prestito di 2-300 euro, portando con sé un coltello con lo scopo, sembra, di spaventare la donna in caso di rifiuto.

Probabilmente, però, la situazione è degenerata fino a sfociare nell'omicidio. «È una bravissima persona, io stesso non avrei mai immaginato che fosse coinvolto in una vicenda del genere», afferma il difensore dell'uomo. Meo è originario di Palmoli, ma risiede a Gissi, in una casa concessagli in comodato d'uso dove vive solo, dal momento che non è sposato e non ha figli. «Gli ho dato una mano - racconta un amico - perché aveva bisogno. Chiedeva qualche prestito, meno male che non ha ammazzato me». Tuttofare di mestiere, Meo non possiede un'auto e si arrangia svolgendo piccoli lavori agricoli, racimolando quel poco che gli serve per vivere. La morte della madre alcuni anni fa, a cui era profondamente legato, lo ha fortemente segnato e traumatizzato.
 

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