Un anno senza le scorribande di Juan Carrito, l'orso simbolo del Parco d'Abruzzo travolto e ucciso da un'auto

Il bellissimo esemplare era entrato nel cuore di tutti gli italiani e le sue "imprese" erano conosciute anche all'estero. Lo zoologo Forconi: "Mancano 50 metri di recinzione per salvare gli animali"

Un anno senza le scorribande di Juan Carrito, l'orso simbolo del Parco d'Abruzzo travolto e ucciso da un'auto
di Sonia Paglia
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Martedì 23 Gennaio 2024, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 15:39

 Oggi ricorre l’anniversario della morte dell’orso Juan Carrito. Nel disegno dell’artista Milo Manara, JC è disteso in un prato di fiori mentre osserva con lo sguardo triste il movimento di una farfalla bianca. Era il 23 gennaio del 2023, quando M20, Juan Carrito, venne travolto e ucciso da un’automobile sulla statale 17, nel Comune di Castel di Sangro, in provincia dell'Aquila. Aveva 3 anni. Era un plantigrado duttile, con un occhio compromesso, un vero campione di razza. Pesava circa due quintali, il doppio rispetto ai suoi simili della stessa età. Sarebbe diventato un grande riproduttore in una popolazione di orsi con un importante appiattimento genetico, in quanto tutti apparentati tra di loro. Come lui, solo l’orso Bernardo, morto per aver ingerito esche avvelenate. Carrito nasce confidente. Era figlio di Amarena, freddata da un colpo di arma da fuoco in Marsica, sparato da un macellaio per scacciarla dal suo pollaio, e nipote di Gemma, entrambi confidenti. Era noto per le sue simpatiche scorribande nella pasticceria di Roccaraso, quanto entrò dalla finestra e mangiò torte e biscotti appena sfornati,  per le sue bevute alla fontanella di via Roma, per i suoi sonnellini nei cortili degli alberghi e per la sua amicizia con i cani. Ma anche per le cattive abitudini alimentari, nei cassonetti dei rifiuti. Carrito è stato catturato più volte, prima condotto in quota nel suo habitat naturale, poi nell’oasi naturalistica di Palena. Gli esperti hanno tentato di riabilitarlo alla vita selvatica, cercando di modificare il comportamento fortemente condizionato dal cibo facile e da una estrema confidenza nei confronti dell’uomo. Ma senza riuscirci.


L’INCIDENTE
Infatti il 23 gennaio, JC girovagava ancora per i paesi dell’Alto Sangro. Stava attraversando la statale, quando venne investito. Poco dopo, il suo cuore cessò di battere per sempre. All’epoca dei fatti erano tutti concordi sul fatto che Carrito non si dovesse trovare in quel posto, ma in una tana in montagna. La sua morte generò lo sdegno di esponenti politici, ambientalisti, imprenditori e semplici cittadini. Si discuteva sul tema della sicurezza stradale. «Dopo un anno dall’investimento - afferma lo zoologo Paolo Forconi - è stato posizionato soltanto un guardrail, lungo 15 metri. Il sistema di anti collisione elettronico è stato tolto per sostituirlo con un tratto di recinzione, che però non arriva al punto dove è morto JC. Eppure mancano solo 50 metri di recinzione per convogliare gli animali nel sottopasso. Il fatto che l’orsa Bambina con il suo piccolo, non siano stati investiti, rappresenta un miracolo».
 

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