Ospedale di Pescara, una strategia contro il Covid

Giustino Parruti (foto Max Schiazza)
di Monica Di PIllo
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 10:40

Arriva dalla Asl di Pescara lo studio di una nuova cura contro il Covid-19, che consiste nella modalità di somministrazione per via sottocutanea del Tocilizumab, anticorpo monoclonale utilizzato anche durante la prima ondata per contastare gli effetti della tempesta citochinica, all’origine delle gravi manifestazioni polmonari da Sars-Cov-2. La nuova modalità di somministrazione, che sta dando ottimi risultati entro le 48 ore, è stata avviata con successo dallo staff anti Covid, guidato dal professor Giustino Parruti, primario dell’Unità Operativa Complessa del Reparto Infettivi. La modalità è stata inserita nel Percorso diagnostico terapeutico e assistenziale della provincia di Pescara per la gestione dell’infezione da Sars-Cov-2, approvata e firmata proprio ieri. Una volta inserito nel Pdta provinciale, il prossimo step sarà il riconoscimento ufficiale da parte dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco.

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«Nella prima fase della malattia - spiega Parruti - non riuscimmo ad essere inseriti nel trial della sperimentazione con il Tocilizumab endovena promossa dalla Roche.

Per questa ragione ci sentimmo con diversi colleghi italiani, in primis con il professor Viale dell’Università di Bologna ed il professor Pea dell’Università di Udine per vedere se le numerose fiale dì Tocilizumab sottocute potessero trovare un razionale impiego anche in parallelo alla sperimentazione ufficiale. Quello che accadde fu curiosamente che mentre la maggior parte dei lavori, quest’ultima settimana ne sono stati pubblicati altri tre importanti dalla stampa internazionale scientifica, ha dimostrato che la somministrazione del Tocilizumab endovena in realtà modifica appena o forse non modifica sostanzialmente la storia clinica dei malati con infezione da Sars Cov 2».



L’uso di fiale sottocute si è dimostrato infatti nel tempo un approccio potenzialmente molto più interessante e promettente. «In particolare - continua Parruti - quello che ci è capitato di osservare e che sta acquisendo anche una consistenza scientifica crescente è che il blocco del recettore dell’interleuchina 6, ottenibile per via dell’utilizzo della formulazione sottocutanea del Tocilizumab, permette una più durevole e quindi considerevole, in termini clinici, difesa nei confronti dell’interleuchina 6. Molecola mediatrice di questa tempesta citochinica che è alla base di tante delle manifestazioni più gravi: in particolare la couagulopatia. la polmonite interstiziale causata da Sars-Cov 2. In particolare quello che con stupore ci accade di osservare sempre più spesso, è che i pazienti dopo aver ricevuto infusione sottocute di due fiale di Tocilizumab, migliorano rapidamente nel giro di 48 ore, non hanno nessun effetto collaterale importante in termini di infezione o di danno, non subiscono più danni di tipo vascolare dall’infezione da Sars-Cov-2 e diventano gestibili in termini pratici e quotidiani». La casistica raccolta a Pescara è vicina ai 200 pazienti trattati con successo. «Ora - conclude l’infettivologo - la speranza, con tutti i limiti che questo tipo di esperienze possono avere in un momento così complesso e così delicato di scarso tempo dedicabile anche alle attività collaterali rispetto all’assistenza dei pazienti, è che l’esperienza che stiamo sviluppando in Italia in questi 22 centri, possa presto tradursi in una nuova modalità di supporto e di rapida cura».

Monica Di Pillo

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