Coronavirus, lo steward che aiuta gli italiani a tornare: «Ho visto Manhattan deserta»

Alessio Di Donato Coronavirus, lo steward che aiuta gli italiani a tornare: «Ho visto Manhattan deserta»
di Mila Cantagallo
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 10:23

 Ha assistito in volo 150 studenti italiani in fuga dagli Stati Uniti per l’emergenza Coronavirus, ha rassicurato connazionali di ritorno dal Senegal su un aereo richiesto dalla Farnesina.

Alessio Di Donato, steward pescarese dell’Alitalia, racconta il suo lavoro nei giorni blindati della pandemia, in aeroporti spettrali e su aerei asettici e silenziosi: «In questo periodo di voli ridotti al minimo. Le precauzioni sono massime per equipaggi e viaggitori. Indossiamo guanti e mascherine, ci viene misurata la febbre, lavoriamo a distanza di sicurezza, igienizziamo continuamente le mani. Per i passeggeri gli accorgimenti sono gli stessi, i sedili vengono occupati a file alterne, la mascherina può essere tolta solo per mangiare: pasti frugali sulle tratte a lungo raggio e spuntini su quelle continentali».
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Il volo New York- Roma del 26 marzo scorso è stato per Di Donato l’esperienza emotivamente più impegnativa: «Abbiamo imbarcato 150 studenti italiani, universitari e liceali, erano preoccupati e capivano che nel loro paese li aspettava una realtà più grave di quella che lasciavano negli Usa dove all’inizio la situazione era stata sottovalutata. È nostra abitudine essere gentili con i passeggeri, ma in quell’occasione siamo stati anche protettivi cercando di rassicurare quei ragazzi che potevano essere nostri figli. Quando siamo atterrati a Roma un giovane passeggero mi ha consegnato un messaggio scritto sul foglio di un quaderno, ci ringraziava per aver lasciato le nostre famiglie per occuparci di loro. Mi sono commosso».

La scorsa settimana Alessio Di Donato è volato a Dakar su un aereo richiesto dalla Farnesina per lavoratori italiani: «È stata una trasferta rapida, l’atterraggio è avvenuto alle 8 del mattino, noi dell’equipaggio siamo rimasti a bordo, dopo i controlli tecnici abbiamo accolto i passeggeri, silenziosi e ordinati. Per loro è stato il primo impatto con le ristrettezze del coronavirus perché ci hanno raccontato che in Senegal l’emergenza era meno sentita».
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Al ritorno da ogni trasferta, Alessio Di Donato vive da separato in casa per proteggere la sua famiglia: «La divisa viene appesa a lungo in balcone, le scarpe lavate, a tavola mangio a distanza da moglie e miei figli, la notte dormo sul divano in salotto». Ripensando a immagini dell’emergenza sanitaria che non dimenticherà più: «Gli aeroporti deserti fanno un brutto effetto, ero abituato alla folla, ai rumori ora ci sono solo desolazione e silenzio. Anche vedere le strade di Manhattan deserte è stato un pugno allo stomaco».

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