"Vorrei solo un lavoro", la storia di Alessandro, viterbese 53enne che perderà il reddito di cittadinanza

"Vorrei solo un lavoro", la storia di Alessandro, viterbese 53enne che perderà il reddito di cittadinanza
di Renato Vigna
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Venerdì 1 Settembre 2023, 05:20

“Io? Vorrei solo un lavoro che mi consenta di vivere dignitosamente”. Alessandro ha 53 anni, in tasca la licenza media e tanta volontà. Quella che l’ha portato negli anni ad arrangiarsi con ogni tipo di lavoro abbia trovato, anche al nero: magazziniere, rappresentante, manutentore di piscine e bracciante agricolo, suo ultimo impiego. "Io e mia sorella eravamo gli unici italiani. Abbiamo lavorato in due diverse aziende di Castel d’Asso. Una ci pagava 27 euro al giorno, l’altra 32: segnati poche ore, ci spaccavamo la schiena tutto il giorno. Nemmeno tutte le giornate ci hanno riconosciuto, quindi niente disoccupazione”. Ed è così che lui, “viterbese doc” come si definisce, è finito per chiedere l’accesso al reddito di cittadinanza. Aiuto che perderà, come la gran parte dei viterbesi che lo percepiscono (solo a giugno erano circa 5mila nuclei per quasi 9mila persone coinvolte).

Da quanto lo percepisce?

“Parliamo del nucleo famigliare composto da me e mia sorella. Quando sono morti i nostri genitori, entrambi nel giro di un anno, eravamo senza lavoro. Prima, anche grazie alle loro pensioni, non ci mancava niente. Certo, le vacanze  non ce le siamo mai potuti permettere. Ero al Caf della Cisl per l’Isee: è lì che mi hanno suggerito di chiedere il reddito di cittadinanza. Era la fine del 2019”.

A quanto ammonta l’assegno?

“All’inizio era più basso, 569 euro, perché nei due anni precedenti mia sorella aveva lavorato. Poi è salito fino a un massimo di 700 euro”.

Che pensa di questo sussidio?

“Provo amore e odio. Perché ci ha consentito di sopravvivere, quindi ci ha aiutati.

Ma un vero lavoro no, non l’ho trovato. Dallo scorso anno sono inserito nei Puc, i progetti utili alla collettività, promossi dal Comune”.

In cosa consiste?

“Lavoro 8 ore a settimana, mi occupo della cura del verde all’Università della Tuscia, a Santa Maria in Gradi”.

Le piace?

“Molto, ormai sono specializzato. Ho anche seguito un corso sulla sicurezza. Ecco perché sono amareggiato, so che in altri Comuni del Lazio, come Latina, questi progetti si sono trasformati in contratti. Certo, devi dimostrare di essere bravo e volenteroso. Io lo sono”.

Il suo sogno?

“Che il mio incarico diventi un lavoro vero”.

E a chi dice che i percettori del reddito sono fannulloni?

“Rispondo che ci sono anche quelli. Ne ho conosciuti personalmente, anche alcuni che arrotondano al nero. Ma non siamo tutti così. Io e mia sorella lo testimoniamo: lei ha trovato lavoro, da settembre farà la colf, contratto regolare. Io invece a volte sono demoralizzato, vorrei sentirmi utile alla comunità. E riesco a sentirmici solo quando esco di casa per lavorare quelle 8 ore settimanali”.

Quando perderà il sussidio?

“A novembre”.

E poi?

“Poi non lo so. Il governo Meloni da settembre avvierà il supporto formazione e lavoro. Dovrei seguire dei corsi di formazione e ricevere 350 euro al mese. Mi spieghi la premier come farò a vivere con una cifra tale”.

Se non troverà un impiego?

“Sarò costretto ad andarmene da Viterbo, la mia città, quella in cui invece vorrei solo lavorare”.

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