Stipendi tra i più bassi, l'allarme della Uil: «Nel Viterbese dati da province del Sud»

Stipendi tra i più bassi, l'allarme della Uil: «Nel Viterbese dati da province del Sud»
di Luca Telli
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Gennaio 2022, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 21:21

«La situazione nel Viterbese è seria. Redditi bassi e crescita dell'inflazione significano solo una cosa: aumento nel breve del numero di famiglie in difficoltà e più disuguaglianza sociale». Dipinge un futuro a tinte scure il segretario provinciale Uil, Giancarlo Turchetti, per il quale il tempo delle promesse è finito da un pezzo. L'ultimo rapporto dell'Osservatorio Job-Pricing, che analizza e valorizza le differenze retributive tra le varie province italiane, piazza la Tuscia in terza fascia, tra le realtà dove a parità di ore e di mansione, il lavoro è meno retribuito.

Uno standard da province del Sud che non sorprende Turchetti: «Sono dati che ci aspettavamo, dietro i quali si nascondono tutte le difficoltà della Tuscia. Non era allarmismo quello della Uil, quando parlava di una situazione sociale in peggioramento e di fasce crescenti di lavoratori che faticavano ad arrivare a fine mese. Questa ne è un'ulteriore prova. Il governo è stato miope». Il riferimento più vicino è all'ultima manovra finanziaria, con il ritocco dell'Irpef che, nell'intenzione del legislatore, ha lo scopo di comprimere gli scaglioni e ridurre le aliquote di quelli medio-bassi.

«Serviva più coraggio continua Turchetti - per intervenire con maggiore forza sul cuneo fiscale: sarebbe stato il modo più rapido per appesantire le buste paga. Il governo ha scelto una strada diversa da quella prospettata dai sindacati.

Vorremmo sentire più parlare di persone e meno di numeri: i macro indicatori non dicono sempre la verità». Davanti a una crisi reale, il primo tavolo di scontro e la sfida più grande per la provincia è l'occupazione. «Il lavoro è l'unico mezzo per uscire da questo guado spiega Turchetti ma non c'è un piano di sostegno e sviluppo. A oggi siamo senza difese davanti a un terreno che già frana sotto i nostri piedi».

Accantonata, per ora, la possibilità di vedere entrare la Tuscia nell'area di crisi complessa («perché succeda precisa Turchetti devono prima cambiare i parametri d'ingresso»), lo sforzo per il rilancio passa da un nuovo patto sociale che valuti le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori. «I più penalizzati dalla mancanza di lavoro, come ci dicono i rapporti dell'Istat, sono i giovani. Ma soffrono anche le famiglie conclude Turchetti - e i dati che vedono al rialzo l'occupazione vanno interpretati. Pensiamo al bonus 110% e 90%: nel giro di un anno la richiesta è stata talmente alta che l'edilizia è tornata a correre. Ci sono nuove assunzioni, ma parliamo di contratti che hanno un limite temporale, quando finirà l'effetto che fine faranno i lavoratori? La vera ricchezza si genera con il lavoro stabile e al momento ce n'è troppo poco».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA