Il viterbese indagato per minacce alla Segre: «Ma se tirasse le cianche quanto si risparmierebbe?»

Digos
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 4 Marzo 2021, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 18:34

«Ma se tirasse le cianche, quanto si risparmierebbe?». Gianni Pucciotti, 40enne di Valentano, il 19 febbraio scorso ha sputato odio e veleno sui social. A renderlo così astioso la sola visione della senatrice a vita Liliana Segre durante la vaccinazione anticovid. Parole lanciate nello spazio social che gli sono costate una denuncia per minacce aggravate dall’odio razziale dall’antiterrorismo.

Minacce a Liliana Segre, perquisizioni e pc sequestrati: indagato un viterbese

A niente sarebbero valse le sue scuse dell’ultimo minuto. Pucciotti davanti agli inquirenti avrebbe chiesto perdono per il suo “gesto” pieno di rancore. Il 40enne di Valentano, ex panettiere che durante la pandemia ha perso il lavoro, non è l’unico finito nel registro degli indagati.

Con lui anche Giovanni Gaetano Tordini, 75 anni, ex operaio tessile di Prato ora residente in Sardegna.
Tutto nasce meno di un mese fa. Il 19 febbraio scorso la senatrice Segre diventa testimonial della vaccinazione anticovid. La sua foto mentre le viene somministrata la prima dose di vaccino finisce su tutti i social. E gli haters, odiatori serali, si scatenano.  Pucciotti e Tordini non sono gli unici a scrivere sotto la sua foto. C’è chi le augura la morte e chi invoca i tedeschi dei lager. Quei luoghi in cui la senatrice ha conosciuto l’odio, le ha dato forma, e l’ha scampata. 

Troppi i messaggi di insulti registrati dagli investigatori, uno anche di un'avvocata, per i quali però non sono state ravvisate al momento concrete ipotesi di reato, anche se nel caso di altre cinque persone si sta valutando la diffamazione.

Le indagini, condotte dalla Digos e dalla polizia postale, però, non sono ancora terminate. Oltre alle identificazioni e alle perquisizioni già eseguite si continua a scavare tra i profili social da cui sono partiti insulti e ingiurie.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della DIgos, coordinati dalla Procura di Milano, i due indagati non sarebbero direttamente collegati con gruppi di estrema destra. Anche se entrambi sarebbero stati considerati simpatizzanti e di ispirazione antisemita e razzista. Ma il lavoro degli investigatori della Digos proseguirà nei prossimi giorni con l’analisi di hard disk e traffico di rete di computer e cellulari. 

Ai due indagati sono stati sequestrati rispettivamente, un notebook, un pc portatile e uno smartphone per il 75enne, e tre cellulari e un tablet per il 40enne. Pucciotti, a detta degli investigatori, si è mostrato subito collaborativo e ha fornito immediatamente le password di accesso a profili social e device. «C’è una scarsissima comprensione delle conseguenze penali da parte di queste persone. Molte volte si giustificano dicendo di aver fatto una leggerezza o un commento senza riflettere troppo - hanno spiegato gli inquirenti - . Ma la rete non è una zona franca e le conseguenze di insulti e minacce si pagano perché è sempre possibile risalire agli autori anche se si utilizzano pseudonimi o profili anonimi».

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