«Negli ultimi due mesi abbiamo avuto in media 15 o 20 richieste in più. Un’esplosione non c’è stata per una sola ragione: dallo scoppio della pandemia in avanti l’emporio lavora al massimo della sua forza ricettiva». Un quadro a tinte fosche quello che dipinge il presidente dell’emporio solidale “I care” di Santa Barbara, Domenico Arruzzolo, preoccupato per una pressione sulle famiglie che non scende con la paura di un autunno durissimo segnato dai rincari di energia e della corsa dell’inflazione destinata, in caso di mancato alleggerimento delle tensioni internazionali, a salire oltre l’8% ai livelli che non si toccavano da trent’anni.
Una spirale che rischia di tenere imprigionate le famiglie nel bisogno perenne. Spiega Arruzzolo: «l’emporio funziona come un circuito all’interno del quale si resta un anno: gli aiuti vengono pensati per un tempo che si pensa possa essere sufficiente per migliorare la propria condizione e lasciare poi posto a chi è nel bisogno (dal 2018, nascita dell’emporio sono state 630 circa le famiglie che si sono rivolte alla struttura). Purtroppo questa linea sta saltando tra lavoro che manca e aumenti dei prezzi».
Aumenti che stanno cambiando anche il tenore delle richieste: «non c’è solo la domanda di alimenti, nel paniere entrano anche richieste economiche per far fronte alle bollette di luce e gas».
In totale quasi 600 persone «numeri che sono una parte dell’emergenza sociale e che danno quindi solo parzialmente il metro della situazione di estrema difficoltà delle famiglie». Famiglie eterogenee «è sparita la forbice tra quelle italiane e straniere, siamo vicinissimi alla parità». Un dato che non è il peggiore «c’è un altro che preoccupa di più – precisa Arruzzolo -. Tra le fasce fragili entrano anche nuclei con almeno un reddito da lavoro stabile».
Le risposte che arrivano dalle donazioni, e dai punti di raccolta che l’emporio allestisce settimanalmente all’esterno di alcuni supermercati della città, sostengono per ora in pieno la domanda: «se c’è una cosa che non è mancata, neppure nei momenti più duri della pandemia, è la solidarietà e collaborazione dei viterbesi. Abbiamo un magazzino che ci permette di tenere sempre gli scaffali pieni».