La scomparsa di Marco Olimpieri: una vita per il sociale. La sua sfida: allenare squadre di calcio

Marco Olimpiieri con Alfonso Antoniozzi (a sin)
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Martedì 24 Novembre 2020, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 16:37

E' morto ieri ad appena 44 anni Marco Olimpieri, viterbese, disabile costretto su una carrozzella fin da bambino per la distrofia e con una vita spesa nell'impegno per il sociale. Nell'estate del 2006, dopo aver già conseguito il diploma di disegnatore di moda, dimostrò che non si era arreso al suo handicap: scavalcando ogni barriera, aveva frequentato a Roma il corso per diventare allenatore di calcio di base. E ottenne dalla Figc il patentino per una panchina, passando poi a seguire i bambini del Calcio Tuscia.

Olimpieri, grande appassionato di videogiochi, lascia un enorme vuoto tra i suoi tanti amici di Viterbo, per la testimonianza di impegno civile nel campo del sociale, non solo per i portatori di handicap. Nel 2014 si avvcinò alla politica con l'allora lista civica di Viva Viterbo, per portare al centro dell'attenzione amministrativa anche le difficoltà dei disabili in una città come la sua.

«Farei provare al sindaco e agli assessori un giorno in carrozzella. Giusto per capire cosa si prova», diceva
Marco in un articolo per il Messaggero, in cui ricostruiva una sua giornata in centro, da raggiungere con difficoltà enormi una volta uscito dalla sua casa al Carmine.

Perché, sottolineava, «spesso basterebbero un briciolo di sensibilità e di senso civico in più nei privati per garantire l'accesso ai diversamente abili».

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