Green pass, lavoratori viterbesi virtuosi. I medici: "Solo poche richieste di certificati di malattia"

Green pass
di Renato Vigna
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Sabato 16 Ottobre 2021, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 14:35

“Tutto regolare, solo qualche richiesta di certificato improprio”. L’esordio del green pass obbligatorio per i lavoratori del pubblico e del privato non ha visto a livello provinciale alcun picco di malattie improvvise. Mentre a livello nazionale l’Inps ha segnalato un 23 per cento in più di certificati di malattia riconducibili a quanti non sono ancora vaccinati né vogliono sottoporsi al tampone, nel Viterbese al momento la forza lavoro si è dimostrata più virtuosa, come testimonia Michele Fiore, segretario provinciale del sindacato dei medici di medicina generale (Fimmg).

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“Solo un paio di colleghi – racconta – hanno segnalato che alcuni pazienti, già in malattia, hanno chiesto in maniera impropria che venisse prorogata di almeno 15 giorni perché ancora indecisi sul farsi o meno il vaccino. Volevano, insomma, altre due settimane per pensarci su. Ma, ripeto, si tratta di fenomeni isolati: per ora non abbiamo avuto un’impennata di richieste di malattia”.

Anche il settore dei trasporti, sia di merci sia di persone, nonostante alla vigilia fosse il più “attenzionato” non ha registrato ripercussioni. “Abbiamo avuto riscontri da aziende di ogni dimensione. Sebbene nei giorni scorsi ci fosse il timore di dover sostituire gli autisti, figure difficili da reperire sul mercato, qualora sprovvisti di certificazione verde, per il momento – racconta Luigia Melaragni, segretaria della Cna di Viterbo e Civitavecchia – nessuno ci ha segnalato sospensioni di lavoratori non in regola.

Lo stesso per il settore dell’edilizia: i cantieri sono esplosi, il personale assente sarebbe difficile da sostituire, ma ancora non ce n’è stato bisogno”.

Anche sul trasporto pubblico, nonostante le paure degli ultimi giorni per eventuali disagi, la giornata è trascorsa senza particolari contraccolpi. “Non ci segnalano problemi con Cotral o con i treni legati alle nuove regole. Anche nella grande distribuzione – rivela Fortunato Mannino, segretario della Cisl – tutto sotto controllo”.

Nel comparto delle ceramiche solo una minima percentuale dei lavoratori, tra il 2 e il 4%, risulta non ancora vaccinata. Fonti Filctem-Cgil e Uilcem-Uil rivelano che sono tra le 20 e le 30 unità quelle non ancora in regola su circa 2.500 dipendenti diretti del settore traino dell’economia di Civita Castellana. Qui la produzione non si è mai fermata anche grazie ai continui screening effettuati dalle aziende sui propri dipendenti nei mesi più duri della pandemia. Adesso, però, chi non è vaccinato deve pagarsi il tampone di tasca propria: nella cittadina un laboratorio privato ha optato per una convenzione ad hoc che garantisce 5 tamponi al prezzo forfait di 13 euro.

Unica nota controcorrente: tre operai stranieri si sono licenziati, preferendo tornare in patria e usufruire della Naspi anziché sottoporsi al vaccino o ai tamponi. Controlli anche nel pubblico: alla Asl e al Comune di Viterbo verifiche sui dipendenti in servizio senza alcun intoppo.

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