Incidente elicottero Viterbo, i funerali
La figlia di Calligaris: addio papà top gun

I funerali al campo base Aves di Viterbo
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Sabato 25 Gennaio 2014, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 08:49

VITERBO - "Addio al pap pi fico del mondo, sarai sempre il mio top gun". Dolore e lacrime ai funerali appena conclusi alla base dell'Aviazione di Viterbo dei due ufficiali morti nell'incidente d'elicottero di gioved. Strazianti le parole dei familiari, della figlia del generale Giangiacomo Calligarsi deceduto insieme al suo tenente-allievo Paolo Lozzi, 26 anni, di Montefiascone.

"Eri un cavaliere d'altri tempi - ha ricordato la compagna del generale - dicevi sempre che volare è la cosa più bella del mondo dopo guardare i tuoi figli".

Grande folla e commozione all'hungar Tucano della base militare sulla Tuscanese. A otto chilometri da qua è avvenuto il terribile incidente. L'AB 206 dell'Aviazione mentre volava a bassa quota ha tranciato di netto tre cavi della media tensione Enel, schiantandosi prima contro un albero, quindi contro un grosso masso. Il velivolo si è praticamente sbriciolato al suolo in una zona impervia di campagna. Per i due piloti nessuno scampo.

Alle solenni esequie di stamani erano presenti il ministro della Difesa, Mario Mauro, il Capo di stato maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, e quello dell'Esercito, Claudio Graziano. Mischiato alla folla e commosso, l'attore Gabriel Garko amico del generale Calligaris.

"Giangiacomo e Paolo erano pronti perchè erano servi: servi della Patria, servi dello Stato; servi di quel Padrone che affida agli uomini una missione che sempre, non lo dimentichiamo, è a servizio

degli altri". Così ha detto l'Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia Mons. Santo Marcianò nell'Omelia durante l'omelia.

"Il grande generale che ha compiuto missioni altamente rischiose e il giovane tenente che forse sognava di farle - ha aggiunto Marcianò - cadono nel servizio umile e amorevole del dovere. È questo che conta agli occhi di Dio ed è questo che rimane per sempre. Non il grado acquisito, non le tante imprese, sia pure importantissime, portate a termine ma lo spirito di servizio, la dedizione, l'amore che si mette nel poco o nel molto che siamo chiamati quotidianamente a fare".

"L'immagine del comandante e dell'allievo, del più grande e del più piccolo - che a ragione ha colpito e commosso molti di noi - ci resterà in cuore come un messaggio e un monito di umiltà e amore. È l'umiltà di chi insegna assieme all'umiltà di chi impara; è l'amore che li ha misteriosamente uniti nel momento della morte e che, come dice Giovanni, fa passare dalla morte alla vita. E, mentre accompagniamo Giangiacomo e Paolo, con i quali abbiamo camminato nel pellegrinaggio terreno - ha concluso l'arcivescovo - percepiamo che il cammino continua e la loro presenza ci aiuterà, a volte forse ci obbligherà, a guardare più spesso al cielo".

Domani alle 15,30 alla chiesa di Santa Margherita a Montefiascone, inveve, si svogleranno i funerali in forma privata del tenente Lozzi.

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