La viterbese Rita Corbucci nella lista Giusti fra le Nazioni

Un momento della cerimonia
di Carlo Maria Ponzi
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 06:55

Viterbo, giovedì 2 dicembre 1943: è in atto il rastrellamento degli ebrei residenti nella Città dei Papi. Tra questi anche i genitori del piccolo Silvano Di Porto, che in quelle stesse ore passeggiava per la città con Rita Corbucci, all’epoca 17enne. Quest’ultima, una volta appreso cosa accadeva nel centro storico, portò il bambino in campagna, in attesa del buio. Dopo di che raggiunsero la casa di Rita, dove Silvano sarebbe rimasto nascosto fino alla fine della guerra.

E’ il racconto, in estrema sintesi, di una drammatica vicenda che, circa 80 anni dopo, ha permesso a Rita di entrare a far parte, insieme a 700 italiani, dei “Giusti fra le Nazioni”, persone che negli anni bui della seconda guerra mondiale scelsero di salvare la vita di uomini, donne, bambini ebrei, messa in pericolo dalla legislazione antisemita vigente e dalla politica di sterminio del regime nazi-fascista.

La cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile conferita dallo Stato d’Israele e si è svolta ieri mattina nell’Aula Magna dell’Università di Viterbo, promossa dallo  Yad Vashem, il Centro mondiale per la memoria dei martiri e degli eroi della Shoah, istituito subito dopo la nascita d’Israele (maggio 1948).

A rievocare con commozione gli eventi storici, i racconti di Mauro Corbucci, figlio di Rita, e Angelo Di Porto, figlio di Silvano, il “bambino salvato”, che veniva spesso affidato alla giovane Rita dai genitori Angelo e Letizia, impegnati nell’attività di famiglia, una merceria sita in via Saffi. 

La cerimonia ha visto la presenza del rettore  Stefano Ubertini, del consigliere per gli Affari pubblici dell’Ambasciata d’Israele, Smadar Shapira; il vice prefetto Fabio Malerba; il commissario prefettizio del Comune, Antonella Scolamiero; il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Uriel Perugia e Claudio Procaccia, responsabile del dipartimento per le attività culturali della Comunità Ebraica di Roma.

La coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo, Milena Santerini, ha inviato un video messaggio.

Gli interventi. Il consigliere Shapira ha rivelato che «l’Olocausto, per me, per la mia famiglia, e per la gran parte del popolo d'Israele e i nostri amici ebrei qui in Italia, è un capitolo doloroso della nostra storia personale e familiare. Ma la Shoah non è soltanto una tragedia personale. E non è soltanto una tragedia del popolo ebraico. E' una tragedia dell’intera umanità».

Stefano Ubertini a sua volta ha ribadito che «la memoria è fondamentale, ci insegna che non dobbiamo rimanere indifferenti e che abbiamo il compito di trasmettere la consapevolezza di ciò che è successo alle future generazioni, per capirne le radici e lavorare affinché quel dramma non si ripeta mai più. L’Università ha il dovere di farsi parte attiva di questo processo e ringrazio lo Stato di Israele per aver scelto Unitus come sede per il conferimento della medaglia dei Giusti fra le Nazioni alla memoria di Rita Orlandi Corbucci».

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