Niente aiuti ai profughi ucraini ospitati dai privati cittadini: c'è una falla nel sistema

Niente aiuti ai profughi ucraini ospitati dai privati cittadini: c'è una falla nel sistema
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Martedì 15 Marzo 2022, 16:51

C'è una falla nelle procedure per l'ospitalità agli ucraini fuggiti dalla guerra. «I profughi in arrivo automaticamente - spiega Lavinia Fantini, Inca-Cgil (Istituto confederale di assistenza) Viterbo - vengono inseriti nel sistema di prima accoglienza, gestito della Prefettura. Ma sorge un problema per coloro che vengono ospitati in una casa privata: non rientrano negli stessi sistemi e per questo i proprietari di quelle abitazioni sono tagliati fuori dai contributi».

Questa situazione comporta problemi anche ai sindaci che devono gestire l'emergenza, perché non sanno come rispondere alle offerte di immobili che arrivano dai privati. Le abitazioni libere rischiano così di restare inutilizzate.

«C'è la necessità che l'Associazione dei Comuni italiani - dice Fantini - e il Ministero trovino una soluzione a breve termine. Già c'è una prima accoglienza chiamata Cas e una seconda accoglienza battezzata Sai (Sistema accoglienza italiana), che è gestita da Anci e ministero dell'Interno. Ma sono in via di esaurimento perché ospitano emergenze dall'Asia e dall'Africa, quindi si rischia di arrivare al collasso con l'arrivo delle famiglie ucraine. Poi c'è questa terza proposta: quelle disponibilità private che per ora restano nel limbo.

Il privato rimarrebbe così l'unico benefattore, pur se volontario, tagliato fuori dai sostegni governativi».

L'accoglienza è importante per le persone fuggite della guerra: permette loro di mantenere il legame con il territorio che hanno scelto e con le famiglie che li hanno ospitati per primi, che sono della stessa nazionalità: «Qui stiamo parlando di persone che sono state ospitate da familiari dopo la fuga, e che ora rischiano il distacco anche da questi ultimi. Si tratta di persone hanno già subito un trauma con la fuga dalla guerra, hanno problemi con la lingua e rischiano di essere trasferiti lontano dai familiari. Hanno la necessità di avere un'accoglienza, ma anche del buon senso».

L'Inca-Cgil attualmente segue 3 famiglie nel capoluogo, 5 a Civita Castellana, 3 a Gallese. «Prevediamo altri arrivi e solo con lo sblocco della sostenibilità ai proprietari di case possiamo far fronte a questa emergenza».

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