Tarquinia, abusi edilizi sulla proprietà del sindaco. PD e M5S chiedono le dimissioni di Giulivi

Tarquinia, abusi edilizi sulla proprietà del sindaco. PD e M5S chiedono le dimissioni di Giulivi
di Luca Telli
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Sabato 28 Novembre 2020, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 16:52

Abusi contestati per 450 metri quadrati sulla proprietà del sindaco Alessandro Giulivi che ora ha 90 giorni di tempo per ripristinare lo stato originario. È quanto contenuto all’interno dell’ordinanza numero 164 del 25/11/2020 dell’ufficio urbanista del Comune di Tarquinia. A fare partire gli accertamenti un esposto firmato da quattro residenti della zona datato ottobre 2019 la verifica del quale, ad opera della polizia giudiziaria, è stata effettuata tra il 6 e 27 ottobre di quest’anno a causa dei rimandi imposti dall’emergenza sanitaria.

Una situazione di imbarazzo per Giulivi di cui ora il Movimento 5 stelle e il PD chiedono a gran voce le dimissioni. «Riteniamo che la massima autorità di un paese che commetta tali illeciti, –si legge in una nota del Movimento cinque stelle– debba dimettersi dalla carica in seduta stante. In caso contrario, saremo noi in consiglio comunale a chiedere tale provvedimento al sindaco o la stessa sfiducia in aula».

Ma le polemiche non si fermano qui, il Movimento 5 stelle rincara la dose. «Fa caso che un sindaco 'sceriffo' come lei, che fa piazzare telecamere ovunque per sanzionare i comportamenti scorretti dei cittadini, non le abbia piazzate anche verso la sua abitazione».

E aggiunge: «Lei sta dando un messaggio alla cittadinanza devastante: si possono fare centinaia di metri quadri di abusivismi restando tranquillamente sereni, tanto poi pagando una sanzione e sistemando qua e là, tutto si risolve, sempre che qualcuno denunci il reato. Un reato che nel suo caso è ancora più grave, perché è roba da ricchi di cui si poteva benissimo fare a meno».

Non meno dura la linea del PD. «Ci siamo dovuti ricredere: pensavamo che l’illecito di per sé fosse un validissimo motivo per chiederle le dimissioni – scrivono i dèm - Lei ha trattenuto a sé la delega all’urbanistica e crediamo non sia eticamente corretto che il responsabile politico di quel settore sia chi compie abusi che invece dovrebbe reprimere.

Se lei fosse stato un assessore, qualunque sindaco le avrebbe ritirato la delega, ma dal momento che il sindaco è lei, non può far altro che dimettersi».  

Giulivi che non ha perso tempo replicando dalla pagina Facebook del Comune. «Rispondo con serenità alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi. Se avessi voluto nascondermi, mi sarei dimesso tempo fa da Amministratore della società – scrive il sindaco -  Non mi sottrarró certamente come amministratore della società Vigna grande al pagamento della sanzione prevista ed a porre rimedio alle irregolarità riscontrate.

Respingo al mittente la richiesta di dimissioni arrivata strumentalmente da alcuni movimenti che utilizzano lo sciacallaggio come arma politica. La rimozione di tali strutture (tettoie in legno di copertura) è di facile esecuzione».

Tesi, quest’ultima, in disaccordo con quanto sostenuto all’interno delle quattro pagine dell’ordinanza di demolizione con ognuno dei cinque punti che nella definizione dell’abuso specifica come si tratti di strutture«senza carattere di precarietà e non di facile rimozione». 

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