Abusi, «le opere di Rupnik vanno smantellate, affronto alla fede e alle vittime». La richiesta arriva a Washington ma il Vaticano tace

Anche negli Usa, come in Francia, autorevoli gruppi di cattolici si stanno muovendo per distruggere e smobilitare le opere artistiche a carattere sacro dell'ex gesuita

l'ex gesuita Marko Rupnik
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 12:23

«Opere ripugnanti per la fede e per le vittime degli abusi: vanno smantellate». Anche negli Usa, come in Francia, autorevoli gruppi di cattolici si stanno muovendo per distruggere e smobilitare le opere artistiche a carattere sacro dell'ex gesuita (ancora prete) e accusato di pesantissime violenze sessuali e psicologiche da diverse donne. Un orribile caso ben conosciuto anche in Vaticano che sta sollevando l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale per via delle diverse tutele e degli appoggi ricevuti in questi anni da Rupnik da alcuni cardinali e vescovi di curia. Si sussurra che persino il Papa sia intervenuto a suo favore per fargli togliergli una prima scomunica, due anni fa, anche se Francesco interpellato dalla Ap l'anno scorso aveva tagliato corto: «Per me è stata una sorpresa, davvero. Una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Quest'anno ha autorizzato un nuovo processo al Dicastero della Fede dove sono cominciate ad arrivare le prime testimonianze delle vittime. 

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Negli Stati Uniti il Cardinal O'Boyle Council, uno dei gruppi che sostiene i Cavalieri di Colombo ha approvato una risoluzione lo scorso 9 aprile in cui si invita a rimuovere dal santuario dedicato a Giovanni Paolo II le opere musive.

La notizia è filtrata su The Pillar e racconta che il Consiglio ha chiesto la sostituzione dei mosaici con altre opere liturgiche adatte alla celebrazione dei sacramenti e procedere verso una ristrutturazione completa del lavoro fatto a suo tempo da Rupnik e generosamente finanziato dai Cavalieri di Colombo.

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«O'Boyle Council invita la leadership esecutiva dei Cavalieri di Colombo a fare immediatamente scuse pubbliche alle vittime di Rupnik» aggiunge la risoluzione.«I mosaici sono ripugnanti alla fede, alla morale e alla pietà cristiana dovuta e mancano di valore artistico a causa del fatto che Rupnik, secondo quanto riferito, ha consumato i suoi abusi sessuali proprio attraverso la creazione delle sua opere».

Nel 2018 la Compagnia di Gesù aveva intrapreso sull'artista sloveno delle indagini preliminari che nel maggio 2019 erano state giudicate credibili dallo stesso suo ordine religioso, inviando quindi in Vaticano l'incartamento. Poco tempo dopo a Rupnik vennero ordinate una serie di sanzioni e restrizioni che lui non rispettò mai e nel 2020 il Dicastero della Fede decise per lui la massima pena, la scomunica, per l'assoluzione di complice. Nel maggio del 2020, con la lettera protocollare n. 685/2019 pubblicata dal blog conservatore Messa in Latino, firmata dal cardinal Ladaria e da monsignor Di Noia, veniva notificata la scomunica anche se poi una “mano ignota” in alto loco ha revocato la scomunica.

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La scomunica fu decisa perchè Rupnik avrebbe assolto sacramentalmente una donna dopo un incontro sessuale, un crimine grave per il diritto canonico. Le accuse col tempo hanno portato alla richiesta di rimozione delle opere artistiche in diverse parti del mondo e anche nel Santuario a Lourdes, in Francia.

A Rupnik nel frattempo sono anche stati revocati anche titoli accademici, tuttavia sull'Annuario pontificio di quest'anno il suo nome figura ancora tra i consultori del Dicastero del Culto Divino. Una amara sorpresa per le vittime e per la stessa opinione pubblica in un momento in cui la credibilità della Chiesa nella lotta contro gli abusi è sotto pressione e messa in discussione .

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