La gip Rita Cialoni ha emesso la prima ordinanza di custodia cautelare in carcere per la «brutale violenza» avvenuta con «fattiva azione alternata degli indagati allo scopo di soddisfare i loro insani impulsi sessuali». Incompatibile anche la gip Savina Poli che in estate ha sostituito la collega, rigettando la richiesta di domiciliari avanzata dalla difesa dei due: «Non esprimono vera resipiscenza o presa d'atto - ha scritto - del grave fatto delittuoso di cui si sono resi responsabili, apparendo, anzi, strumentali alla richiesta di alleggerimento della pena».
Ad aver avuto a che fare con il caso anche il gip Francesco Rigato. Quest'ultimo avrebbe rigettato una richiesta dei legali legata alla detenzione a Mammagialla: la difesa dei due indagati, dopo le prime settimane di reclusione, ha chiesto al gip il permesso di mettere i due ventenni nella stessa cella. Una richiesta respinta. Tutte queste istanza e le relative ordinanze dei gip fanno sì che ora per l'abbreviato manchi un giudice predisposto all'ufficio. A giudicarli nel procedimento breve, come richiesto dalla difesa, sarà quindi uno dei giudici ordinari del Tribunale che finora non ha preso in mano il fascicolo stupro. Il nome arriverà nei prossimi giorni, quando sarà notificata la data per l'inizio del procedimento a porte chiuse. Licci e Chiricozzi, ora ai domiciliari, rischiano - nonostante lo sconto di un terzo della pena per il rito alternativo - una condanna esemplare.
Maria Letizia Riganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA