Tredici ha una visione diversa da quella dell'attuale capo. «Non esiste una scuola per questo ruolo – dice - né è mai esistito un periodo di affiancamento. Rossi, come ad Adami e Celestini, da ciuffo è diventato capofacchino esattamente come intendo fare io, accettando buoni consigli e dritte da tutti con l’umiltà che mi ha sempre contraddistinto, ma senza bisogno di ricevere idoneità o il beneplacito di chicchessia». Tredici è stato sei anni stanghetta anteriore, «ho fatto quindi il Trasporto sentendo da vicino la voce del capofacchino e osservandone i movimenti».
I buoni risultati il Sodalizio li ha raggiunti, ma secondo Tredici il merito non è solo di chi c'è ora. «Nei miei lunghi 33 anni da Facchino sono stato consigliere per ben 12, ho lavorato insieme ai direttivi di quel periodo, riuscendo, insieme, a dare sempre più prestigio all’associazione. I meriti sono anche di chi, prima, ha intrapreso iniziative poi portate a conclusione». Perché cambiare? «Non devono esistere cariche a vita: Rossi ha avuto il suo lungo periodo, è il momento e l’occasione che tanti aspettano per un cambiamento».
Tra le cose da rivedere, la votazione delle prove. «A parte altre iniziative tecniche che ho in mente, l’elemento prioritario sarà la reale e meritocratica valutazione per tutti, anziani e giovani. Tutti gli ottimi, in breve tempo, porteranno la Macchina. Penso anche a diverse iniziative condivise con Moneti e Ceccariglia (candidati a presidente e vice nella sua cordata, ndc), ma anche con tutta la squadra, per migliorare Trasporto e formazione. Può essere fattibile un meccanismo perfettamente funzionante e meritocratico di inserimento sotto la Macchina di giovani Facchini che stanno alle corde o alle leve nei diversi tratti del percorso. A regime – conclude - è l’unico modo per gratificarli e arricchirli di quella necessaria esperienza che tornerà utile nel momento che andranno a ricoprire altri ruoli».
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