Philadelphia Jazz Orchestra in tour, sei tappe in programma nella Tuscia

Philadelphia Jazz Orchestra in tour, sei tappe in programma nella Tuscia
di Luca Telli
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Sabato 3 Luglio 2021, 17:10

Sei date nella Tuscia tra il 28 luglio e il 3 agosto. Bolsena, poi Proceno, Caprarola, Carbognano, Tuscania e Montalto di Castro. Tappe intermedie di un tour gratuito che girerà l’Italia per due settimane con partenza da Ravello, 25 luglio, e ultimo atto a Roma il 6 agosto.

Jazz, soprattutto. Ma non solo. Perché quello della Philadelphia Jazz Orchestra sarà più di un concerto; uno spettacolo creolo dove le note raccontano resilienza, sudore e passione, attraverso cuore, occhi e polmoni di giovani musicisti del New Jersey.

Una sorta di dream team che, su un unico palco che sia un lucido parquet o il terreno brullo che nasconde le radici gonfie di vita di un bosco, richiama i migliori 25 jazzisti under 21 (età compresa tra i 15 e i 20 anni), selezionati tra le high school dello Stato.

Un progetto nato nel 2003 da un’intuizione del maestro, e attualmente direttore dell’orchestra, Joe Bongiovi (e cugino del cantautore Jon), di Rob Reeve e Yorgo Papadakis, passata di stato nel giro di pochi anni.

Da music camp, come era concepita in embrione con il nome di Summer Swing Fling Big Band, per far suonare musicisti di talento durante l'estate, a orchestra stabile che attraversa l’oceano.

L’incontro con il destino nel 2004, un jolly uscito dal mazzo che batte il banco con una tris già calato sul tappeto, passa attraverso il suo suono di una cornetta.

Al Chris’Jazz di Philadelphia, dicono dall’altra parte del telefono, è saltato il concerto di un gruppo, si libera un posto e la SSFBB, che fino a quel momento aveva ricevuto solo porte chiuse, si ritrova in uno dei maggiori club della città.

 Un incrocio di trame dal preciso innesto tra le quali partono chiamate dallo ZanzibaR&Blue, da Waterfront e dal Conduit Music Club di Trenton.

Il successo cresce, il nome cambia in Philadelphia Jazz Orchestra e il martedì al Chris’Jazz diventa un appuntamento fisso.

L’Italia è la prima destinazione lontano dagli Stati Uniti. «Era il 2007», dice Anna Bernabei tour operator che, dal timone della sua agenzia Stop in Italy, ieri come oggi segue l’orchestra e ne cura la logistica.

«Parliamo di ragazzi che rappresentano il futuro del genere – spiega Bernabei -. Musica non significa solo note e ritmo, ma è tutto quel mondo fatto di esperienze, sensazioni, gioie e dolori che si agitano dentro ognuno. È il derma di un organismo più grande di cui siamo tutti partecipi».

Un momento di gioia silenziosa che arriva al termine di 14 mesi di restrizioni. «La pandemia ci ha costretti rivedere il nostro modo di vivere. E non solo, ha ricollocato il nostro ruolo nel mondo – conclude Bernabei -. Ora è il momento di ripartire. La musica è il modo migliore per salutare la rinascita».

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