Peculato, pena definitiva per ex sindaco di Graffignano

Peculato, pena definitiva per ex sindaco di Graffignano
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Lunedì 22 Luglio 2019, 11:10
Peculato e distrazione di fondi, condannato in via definitiva l'ex sindaco Fabrizio Marchini. La Cassazione ha scritto la parola fine sul procedimento a carico del primo cittadino di Graffignano iniziato con l'arresto del 17 febbraio 2011. Marchini fu condannato in primo grado, con rito abbreviato, a un anno e nove mesi. A gennaio 2018 la Corte d'Appello riformò parzialmente la condanna. Ad aprile la Cassazione lo ha condannato a dieci mesi e venti giorni per peculato. Prescrivendo tutti gli altri capi di imputazione. L'ex sindaco Marchini era stato accusato di concussione, tentata concussione, corruzione, peculato e due ipotesi di turbativa d'asta. Una riguardava l'appalto dei lavori di ristrutturazione alla scuola elementare Lo Gatto. L'altra relativa all'acquisto di due pickup da parte del Comune di Graffignano. Fatti risalenti agli anni 2007-2008, quando Marchini guidava la giunta.
L'inchiesta nacque nel 2009. L'anno di Miniera d'oro la maxi indagine su cave e tangenti a Civitella d'Agliano, che fece finire in manette anche l'ex sindaco Roberto Mancini. In sette furono iscritti nel registro degli indagati, Marchini compreso. A giudizio finirono in quattro. Marchini fu il solo a chiedere il rito abbreviato. Il difensore dell'ex sindaco in tutti i gradi di giudizio ha chiesto il proscioglimento del suo assistito. Alla Cassazione ha presentato ricorso per chiedere l'annullamento della sentenza. Ricorso che per la Suprema Corte è infondato. «Non vi è dubbio scrivono i giudici - che Marchini, quale sindaco del piccolo comune appaltante, fosse in grado di influire sull'assegnazione dell'appalto». La prescrizione ha spazzato via le imputazioni per i fatti di luglio-settembre 2008 e quelli dal 2008 a febbraio 2011. In piedi è rimasto solo il peculato. Che per la Cassazione esiste anche quando c'è distrazione di fondi. «Poiché spiegano i giudici della Suprema Corte - deviare un bene da una finalità a un'altra implica che il soggetto agente si comporta rispetto a esso come proprietario e pertanto se ne appropria. Nel caso in esame l'imputato, proprio perché operante all'interno della pubblica amministrazione e in una specifica concreta situazione, ha potuto impossessarsi di somme di denaro che soggetti privati non avrebbero potuto procurarsi se non con artifici e raggiri».
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