Omicidio delle Saline, «niente sconti per il killer»

Claudio Cesaris
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 9 Marzo 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:34

«Nessuno sconto, nessuna attenuante per il killer del professor Dario Angeletti». Le parti civili chiedono giustizia. 
Ieri mattina davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Civitavecchia (insediato a Roma) gli avvocati della famiglia del prof, della ricercatrice vittima di stalking, del Comune di Tarquinia e dell’ateneo della Tuscia hanno parlato per quasi quattro ore. Grande assente Claudio Cesaris, accusato dell’omicidio del professore e di atti persecutori nei confronti della ricercatrice dello stesso dipartimento in cui lavorava Dario Angeletti.

Il 70enne, ex tecnico di laboratorio, il 7 dicembre 2021 nel parcheggio delle Saline a Tarquinia, ha sparato due colpi di pistola al professor dell’Università della Tuscia Dario Angeletti, uccidendolo sul colpo.

Angeletti era nato a Civitavecchia ma da anni aveva scelto Tarquinia come luogo di residenza e di lavoro. Nell’udienza di dicembre 2022 il pm Alessandro Gentile della Procura di Civitavecchia aveva chiesto 23 anni di carcere. Una richiesta dettata dall’accordo fatto tra le parti. I difensori di Cesaris, avvocati Michele Passione e Alessandro De Federici, hanno scelto di non entrare nel merito del dibattimento. Non è stato ascoltato nessun testimone, ma tutti gli atti di indagini sono finiti direttamente nel fascicolo dei giudici della Corte e su questo l’imputato sarà giudicato.

«Quella del prof Angeletti - ha affermato l‘avvocato Rodolfo Bentivoglio, che assiste la compagna e i due figli della vittima - è stata un’esecuzione pianificata in ogni minimo dettaglio. Si tratta di un omicidio pensato e programmato, eseguito lucidamente e senza esitazione. Cesaris prima di uccidere Angeletti ha assunto informazioni sulla tracciabilità dei telefoni cellulari, sui casi irrisolti di omicidio, ha pedinato il professore ed è arrivato fino alla sua casa. Ha assunto un investigatore privato e si è procurato una pistola. E per ucciderlo ha sfruttato subdolamente la sua malattia, perché dopo aver nascosto la sua auto ha chiesto un passaggio ad Angeletti. E’ salito sul sedile posteriore e da lì gli ha sparato due volte alla testa. Di spalle. E sono sicuro che non ha agito solo per gelosia nei confronti della ricercatrice, con cui il professore non aveva alcuna relazione sentimentale, per questo non merita le attenuanti generiche. E i 200mila euro dati alla famiglia come risarcimento sono una cifra irrispettosa e irrisoria».

A tracciare il profilo dell’uomo e dello scienziato Dario Angeletti ci ha pensato l’avvocato Massimiliano Zoli che assiste le sorelle della vittima. «Era un uomo accogliente - ha affermato - aveva sempre una parola per tutti. E con la ricercatrice ha avuto questo atteggiamento, un collega che aiuta una nuova arrivata ad ambientarsi nel posto di lavoro. Se Cesaris invece di agire con vigliaccheria avesse parlato con lui, questa tragedia non si sarebbe consumata». Una tragedia anche per la ricercatrice di Pavia, donna di cui l’imputato era ossessionato e che avrebbe perseguitato e minacciato.

«La mia assista - ha affermato l’avvocato Eliana Saporito - ha subito un forte shock quando ha realizzato di essere stata il filo conduttore tra la vittima e l’imputato. Un forte senso di colpa l’ha costretta a cure mediche. E lei non è soltanto la vittima di stalking, ma parte civile anche dell’omicidio. Solo per uno strano caso del destino siamo qui a celebrare un processo per la morte del prof e non per quello della ricercatrice». Si torna in aula il 19 aprile con la discussione della difesa di Cesaris.

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