Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di numerosi braccianti agricoli.
Per i titolari di due distinte aziende con sede nell’agro di Montaldo, sono scattati gli arresti domiciliari, mentre ad una terza persona coinvolta nella gestione degli operai, i militari hanno notificato la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, basata su attività tecniche e numerosi servizi di osservazione e pedinamento nella stagione agricola del 2019, la strategia degli indagati era pressoché collaudata: il titolare di un’azienda, romeno, reclutava persone indigenti, mentre il titolare e l’amministratrice della seconda ditta, sfruttandone lo stato di
bisogno, le impiegava anche per 12 ore al giorno, in precarie condizioni igieniche e di sicurezza, corrispondendo una paga nettamente inferiore a quella stabilita dai contratti collettivi nazionali.
Trenta, in totale, le vittime del sistema, 26 di origine rumena (di cui 16 impiegati in nero) e 4 marocchini, irregolari sul territorio nazionale.
Durante le indagini, accertati episodi di intimidazioni e minacce ai danni dei lavoratori, per costringerli a tollerare le
gravissime condizioni del loro impiego e soprattutto a non denunciare.
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