Sabaudia, indiani drogati per lavorare di più: almeno 10 braccianti morti per overdose

Indiani di Sabaudia, drogati per lavorare di più: almeno 10 i braccianti morti per overdose
di Marco Cusumano
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 10:02

Sostanze stupefacenti per sopportare la fatica estrema del lavoro nei campi, con turni dalle 12 alle 16 ore al giorno. Fino a poco tempo fa gli indiani impiegati nelle campagne utilizzavano quasi esclusivamente i bulbi di papavero: nella fase finale dell'estrazione dell'eroina vengono ricavati dei semini che si assumono per avere un effetto di stordimento che aiuta a non sentire la fatica.

Ora però è stato scoperto qualcosa di nuovo: i lavoratori sfruttati hanno cominciato a utilizzare sistematicamente dei farmaci con principi attivi che rientrano nelle tabelle degli stupefacenti. Ieri i carabinieri del Nas di Latina hanno arrestato un medico di Sabaudia, Sandro Cuccurullo, accusato di aver rilasciato circa mille prescrizioni a 222 propri assistiti di nazionalità indiana, quasi tutti braccianti nelle campagne pontine, per la dispensazione di oltre 1.500 confezioni di un farmaco stupefacente di categoria D, con il principio attivo dell'ossicodone.

Nessuno scopo terapeutico ovviamente, ma soltanto la necessità di limitare la sensazione di affaticamento dopo ore di lavoro sotto al sole, nei campi agricoli delle numerose aziende che sorgono tra Sabaudia e Terracina.

E' la prima volta che un medico viene arrestato con un'accusa così grave, ma non è tutto. Cuccurullo, difeso dall'avvocato Angelo Fiore, avrebbe anche attestato false esenzioni facendo procurare i farmaci a costo zero, interamente a carico del sistema sanitario nazionale.

Ha prescritto 1000 farmaci ad azione stupefacente medico arrestato dai Nas

NO PAIN
L'indagine del Nas è stata chiamata No Pain, ovvero nessun dolore, visto che era questo l'obiettivo: drogare i lavoratori sfruttati dai caporali nelle campagne pontine per renderli ancora più produttivi. Oltre al medico risultano indagati anche un avvocato, una farmacista e una cittadina di nazionalità marocchina, destinataria quest'ultima di un divieto di dimora nella provincia di Latina. La farmacista e l'avvocato, oltre che lo stesso medico, hanno ricevuto invece una misura cautelare interdittiva che dispone la sospensione dalla professione per un anno. I quattro destinatari dei provvedimenti sono indagati, a vario titolo, per illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Latina, Carlo Lasperanza, e dalla sostituta Giorgia Orlando. E' stata avviata nell'aprile del 2020, dopo che i carabinieri del Nas, diretti dal capitano Felice Egidio, avevano effettuato un monitoraggio sulla dispensazione dei farmaci ad uso stupefacente, notando numeri anomali.

Estorsione, rapina e lesioni al dipendente: rinviati a giudizio

Secondo i riscontri, il medico avrebbe anche prescritto 3.727 ricette indebite, indicando il codice di esenzione fasullo per 891 pazienti, provocando un danno di 146.052,89 euro al servizio sanitario nazionale. Un'altra grave accusa è quella di aver prescritto farmaci - sempre a carico dello Stato - che mai sono stati consegnati ai pazienti intestatari delle ricette, ed il cui costo sarebbe stato rimborsato alla farmacista indagata e poi sospesa che lavorava in una farmacia al centro di Sabaudia. Il medico avrebbe anche redatto falsi certificati al fine di consentire la regolarizzazione di cittadini extracomunitari, attestando falsamente la loro presenza in Italia. Con l'avvocato del foro di Latina (ora sospeso) avrebbe anche certificato una patologia inesistente a un 51enne di Sabaudia sul quale pendeva un ordine di esecuzione per la carcerazione, nel tentativo di fargli evitare il carcere.

«Con questa operazione - commenta il sociologo Marco Omizzolo, da tempo impegnato nella lotta al caporalato - viene finalmente riconosciuto il coinvolgimento di professionisti nel sistema malato che si è creato intorno ai braccianti. Il fenomeno si è spesso radicalizzato, molti indiani sono passati a droghe pesanti, alcuni sono morti di overdose nei campi. Almeno una decina. Il fatto che il sistema delle sostanze stupefacenti per non sentire il dolore e la fatica si sia evoluto, addirittura con la prescrizione di farmaci e con il danno al sistema sanitario nazionale, è forse anche dovuto a quello. Perché c'è bisogno di qualcosa in più».
 

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