Migliaia di pneumatici interrati nella campagna, ma il processo rischia la prescrizione

Pneumatici
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Mercoledì 6 Ottobre 2021, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 15:14

Migliaia di pneumatici interrati nella campagna, ma il processo per smaltimento illecito rischia la prescrizione. Tra il 2012 e il 2014 nei terreni tra Fabrica di Roma e Carbognano un imprenditore sessantenne avrebbe “smaltito” copertoni nascondendoli sotto terra. Incurante del danno ambientale che avrebbe procurato al territorio.

L’uomo è stato accusato e portato a giudizio ma i tempi della prescrizione, fin troppo brevi per questi tipi di reato, rischiano di far finire tutto in bolla di sapone. Questo è probabilmente solo l’epilogo della storia. Per capire come sia potuto accadere è necessario fare un passo indietro. Quasi dieci anni fa moltissimi cittadini di Fabrica di Roma inviarono segnalazioni alla polizia locale e ai carabinieri per pneumatici ritrovati nei cassonetti della spazzatura. Altri se li sarebbero ritrovati nelle campagne. Alcuni sarebbero affiorati dopo appena qualche lavoro sulla terra. Fatti strani che allertarono le forze dell’ordine che iniziarono a indagare per capire cosa stava accadendo in quella zona della Tuscia.

E dopo nemmeno due anni dalle segnalazioni dei cittadini i carabinieri della stazione di Fabrica di Roma, in collaborazione col nucleo operativo ecologico di Roma, denunciarono due persone per illecito smaltimento di rifiuti speciali. Una era la proprietaria di un terreno, l’altro un imprenditore locale sessantenne, gommista.

I militari, che da tempo monitoravano l’attività del piccolo imprenditore, sono intervenuti su un terreno nelle immediate vicinanze dell’impresa; tramite carotaggio del terreno scoprirono un’area dove erano stati seppelliti circa 5 metri cubi di pneumatici fuori uso e vari frammenti di eternit. Questo fu il primo passo.

L’uomo al momento è a processo per diverse accuse. Lo smaltimento illecito di circa 46mila copertoni, che secondo l’accusa sarebbero stati interrati per evitare di pagare le tasse e allo stesso tempo prendere le sovvenzioni statali per lo smaltimento; e per evasione fiscale nel settore dei pneumatici. Un’evasione fiscale che sarebbe riuscita pienamente grazie a un collaudato sistema di scatole cinesi. L’imprenditore sarebbe infatti riuscito a eludere fisco e controlli per molto tempo proprio perché faceva girare a vuoto una decina di società tutte intestate a lui.

A spiegare il meccanismo il perito nominato dall’accusa. «Il primo dato da esaminare - ha spiegato - è la scomparsa di pneumatici dai magazzini, il secondo è che tutti gli indagati risultano quasi nullatenenti, ma fanno finanziamenti milionari alle società cui partecipano. C’è anche la vendita al nero, dietro lo svuotamento delle rimanenze di magazzino, che in realtà secondo noi sono fittizie».

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