“La situazione è insostenibile. Se non cambieranno le cose, le proteste aumenteranno”. Non più di tre giorni fa, una rissa con detenuti armati di manici di scopa e lame rudimentali. Aggressioni o tentate aggressioni ai danni degli agenti sono cronaca quasi quotidiana: a fine giugno, un detenuto aveva persino tentato di strangolare un poliziotto. È un bollettino di guerra quello che arriva dalla casa circondariale di Viterbo. Maurizio Orlandi, segretario generale della Fns Cisl di Viterbo, usa parole pesanti come un macigno per descrivere, e denunciare, cosa sta accadendo dentro Mammagialla. “Tutti devono sapere. E la politica non può più girarsi dall’altra parte: esistiamo. Sia gli agenti, sia i detenuti sono una realtà qui a Viterbo come nel resto d’Italia”, è il j’accuse.
Orlandi sostiene che quanto avvenuto nelle ultime ore è il risultato dalla grave carenza di figure professionali da un lato, del sovraffollamento dall’altro. “I detenuti – rivela il segretario Fns Cisl – sono oltre 200 sopra la capienza regolamentare mentre di agenti ne mancano almeno 100”. Ma se si va oltre la superficie, si scopre che di mancanze ce ne sono ben altre, quelle di cui spesso non si parla. “Il motivo scatenante di queste ultime proteste – denuncia Orlandi – è la carenza di servizi sanitari. Mancano medici generici e specialisti, educatori e assistenti sanitari. Questo provoca enorme disagio”.
Capitolo a sé quello degli educatori: “Ce ne è uno ogni 100 carcerati. Impensabile che riesca a fornire il servizio necessario.
Né per la Cisl regionale la notizia del nuovo padiglione può essere accolta positivamente. Anzi.”I nuovi reparti detentivi previsti – ricorda Massimo Costantino, segretario Fns Cisl Lazio – ci preoccupano perché nel sistema penitenziario i nodi sono carenza di personale della Polizia penitenziaria e aggressioni giornaliere”. Insomma, prima le assunzioni, poi il resto.
Anche Daniele Nicastrini, segretario regionale Uspp, sottolinea che “gli allarmi del sindacato rivolti all’amministrazione penitenziaria, al prefetto e agli organi competenti, erano giustificati: la situazione è veramente grave, il direttore e comandante di reparto con i pochi uomini e donne rimaste della polizia penitenziaria possono fare ben poco, se non si provvede ad inviare un supporto di agenti”.