La ndrangheta a Viterbo contro i negozianti: «O chiudi o un cappotto di legno»

Giuseppe Trovato, ritenuto a capo dell'organizzazione criminale
di Maria Letizia Riganelli
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Lunedì 28 Gennaio 2019, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 17:54

«Hanno chiuso tutti! Mo qualcuno verrà, però altri due ancora insistono, non capiscono... forse vogliono essere chiusi in un cappotto di legno». Giuseppe Trovato, dopo 18 mesi di attentati incendiari e azioni intimidatorie, si lascia andare e festeggia con i suoi sodali i frutti della guerra di mafia che sta combattendo a Viterbo. E si dice pronto a chiudere in una bara chi lo intralcia.

Il riferimento è, ovviamente, ai negozi di compro oro concorrenti. Tutti quelli che non appartengono al suo cartello. Trovato è stato arrestato all'alba di venerdì insieme ai membri della sua banda per associazione a delinquere di stampo mafioso. Sul conto ci sono 41 episodi tra incendi, danneggiamenti e tentativi di estorsioni. Tutti legati da un unico filo: quello di abbattere il mercato dei concorrenti per diventare l'unico rivenditore di preziosi usati.

Lo fa erodendo, giorno dopo giorno, le attività economiche del capoluogo. In un anno mezzo cadono i negozi che fanno capo all'imprenditore Gabriele Petrini, al gestore Franco Carrino, a Ulisse Piergentili, Bruno Paternollo e Fabiola Bacianini. Tutti si piegano davanti all'escalation di violenza che li vede come bersaglio.

Lo schema è sempre lo stesso. Susseguirsi di pedinamenti e controlli, incendi di autovetture parcheggiate nelle vicinanze dell'abitazione delle vittime; colpi di pistola alle vetrine; posizionamento, previo danneggiamento, di teste insanguinate di animali nelle auto, imbrattamento della saracinesca del locale. E infine e il suggerimento, di dedicarsi ad altre attività commerciali. «Tu ti apri un bell'alimentari dice Trovato a una delle vittime - e ti aiutiamo noi, poi se hai un problema i clienti li portiamo noi. Non mi acciaccà più i piedi perché tu lo sai che ti scoppio bene». E per chi è duro a capire Trovato non la manda a dire. «A Viterbo so' quattro scemi, buoni solo a scrivere o a brucià i cassonetti. Non capiscono che non scherzo. Io l'ammazzo, ancora aperta è... Devono chiudere tutti!»

«Il manifesto del metodo scrive la gip Flavia Costantini nell'ordinanza - con il quale gli associati intendono imporre la sopraffazione nella realtà viterbese è plasticamente rappresentato da una frase pronunciata da Trovato a gennaio 2018: Perché noi dobbiamo terrorizzare tutti». Il terrore gli imprenditori lo sentono e in poco tempo i negozi di compro oro, per anni numerosi sul territorio del capoluogo, si dimezzano. Procurando a Trovato un moto di gioia.

«Si tratta di episodi - scrive ancora la gip - avvinti in una più ampia e unitaria strategia criminale promossa da Trovato e finalizzata a consentire a quest'ultimo di assumere e mantenere il controllo delle attività economiche di compro oro del Viterbese. E in un'ultima analisi il controllo del territorio».
 

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