L’altra sera dopo l’ultimo taglio e l’ultima barba, Umberto ha rimesso a posto forbici, rasoi, creme e profumi nel cassetti per sempre ed è tornato a casa per la prima volta, forse, con un pizzico di malincuore poiché con quei gesti si è chiusa un'epoca. Umberto ha iniziato l’attività come ragazzino di bottega in via Garibaldi nel centro storico. «Da Attilio Sacchetti detto O’ Boccio – ricorda – poi fare il barbiere è diventato un mestiere che ho portato avanti con mia fratello Nino per oltre trenta anni e tagliato i capelli a centinaia di ceramisti e letto sempre il Messaggero».
All’età di 70 anni ha scelto di godersi una pensione meritatissima, se si pensa che quando cominciò a lavorare come ragazzo-spazzola aveva appena nove anni. Con il suo salone, punto di riferimento anche culturale e sociale, scompare una delle ultime tracce dell’epoca in cui Civita Castellana ha sviluppato un intero quartiere, oggi diventato punto di riferimento per le numerose attività economiche e pieno di vitalità.
«L’interruzione dell’attività – dice ancora Umberto – è dovuta all’introduzione dei registratore di casa, di tanta burocrazia, il coronavirus che mi ha fatto riflettere molto e poi qualche acciacco che sta arrivando. Il tutto mi ha spinto ad andare “in ferie” per sempre. Da ora in poi ci saranno solo la famiglia, l’orto e gli amici».
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