Civita Castellana, ceramiche chiuse. La concorrenza si prende l'export

Civita Castellana, ceramiche chiuse. La concorrenza si prende l'export
di Ugo Baldi
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Sabato 4 Aprile 2020, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 11:00
Rischia di perdere larghe fette di mercato internazionale la ceramica targata Civita Castellana. Con le imprese del distretto viterbesi bloccate e milioni di pezzi rimasti sui piazzali, alla ripresa dovranno affrontare un mercato estero ancora più difficile.

In palio ci sono oltre 10 milioni di euro (secondo i dati di Intesa Sanpaolo riferiti al 2019) delle esportazioni da questa provincia. La concorrenza delle fabriche polacche, turche e spagnole, oltre a quella bulgara e portoghese, si è organizzata per rosicchiare i clienti in tutti e cinque i continenti.

Il prodotto per qualità e design non sarà lo stesso di quello che esce dagli stabilimenti dell’area viterbese, ma i costruttori in questo momento pensano solo ad assicurarsi il materiale, e gli esportatori di altri paesi a piazzare la loro merce

«Il distretto è una vera eccellenza italiana - dice Augusto Ciarrocchi di Unindustria Ceramica - e circa il 45% del proprio fatturato viene realizzato in Europa. Il rischio concreto che si sta correndo, se stiamo fermi, è quello di perdere rilevantissime quote di mercato, che poi difficilmente potrebbero essere riconquistate. Auspichiamo fortemente che il Governo prenda in considerazione questo nostro accorato appello».

 Ciarrocchi è tornato a proporre la sue tesi per riaccendere I forni. «Molte aziende del distretto – ha ribadito- potrebbero riaprire subito i propri cancelli, rispettando rigorosamente tutti gli standard di sicurezza previsti dal Governo per i lavoratori. In questo modo già nei prossimi giorni potremmo far tornare al lavoro circa 700 persone, su un totale complessivo di duemila unità».

Preoccupata anche Federlazio ceramica per la quale è intervenuto il presidente Giampiero Patrizi. «In questi ultimi giorni in Europa è successo un po’ di tutto –ha sottolineato - magari qualche paese come la Spagna ha approfittato della situazione emergenziale che si è creata in Italia per erodere quote di mercato alle nostre imprese in termini di export. Credo che il governo in sede europea  abbia vigilato poco in tal senso. E’ anche vero però che il contagio oramai propagatosi su larga scala ha costretto altri paesi ad
adottare soluzioni ‘all’italiana. In questo momento le imprese hanno bisogno di ossigeno per poter ripartire, dovranno essere ripristinati i flussi finanziari, ci sarà bisogno dell’impegno soprattutto della UE. Dalla nostra Unione Europea in questo momento vediamo solo atteggiamenti egoistici e inadeguati».
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