Sta per cessare l'attività un altro storico stabilimento, quello della San Marciano di Civita Castellana, un'azienda fondata nel 1960 per produrre stoviglierie e poi riconvertita all’arredo bagno che non ha retto alla crisi. Dal 1° ottobre 45 dipendenti andranno ad ingrossare le liste di mobilità già straripanti, dopo che verrà sottoscritto l'accordo in Regione tra parti sociali e azienda.
I ceramisti sotto i 40 anni, una buona parte donne, percepiranno un'integrazione di 800 euro per un anno; fino ai 50 anni avranno lo stesso contributo per due anni; oltre i 50 per tre, ma quest'ultimi si contano sulle dita di una mano. Quasi nessuno arriverà alla pensione.
Insomma, il calvario dei ceramisti da un lato e dalle imprese dall'altro nell'unico polo industriale della Tuscia continua. E non c'è rottamazione dei bagni (quando partirà...) che tenga. La San Marciano è una di quelle aziende che ha lottato con le unghie e con i denti per anni per restare con i forni accesi, apprezzata anche dei sindacati.
«Ci siamo trovati davanti a un'impresa e a delle persone - dicono dalla Fialc Cisal - che hanno fatto il possibile, con passione, per salvare quanto avevano realizzato in anni di lavoro. Per otto anni sono andati avanti con sacrifici insieme alle maestranze, ma oltre non potevano. E' una sconfitta per tutto il distretto: dovrebbe far riflette soprattutto la classe politica nazionale, interessata solo a parole del problema».
L'azienda San Marciano è associata a Federlazio. «E'stata una delle poche a tentare la strada della riconversione - rileva il direttore Giuseppe Crea - purtroppo con il mercato in continua contrazione, nonostante forti investimenti, non è riuscita a resistere. Questi sono gli imprenditori da elogiare: hanno sostenuto il distretto difendendo fino alla fine l'azienda e i posti di lavoro».
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