Caos alla terme, la Regione: «Alle Masse tutto abusivo»

Caos alla terme, la Regione: «Alle Masse tutto abusivo»
di Masimo Chiaravalli
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Giovedì 19 Febbraio 2015, 05:56 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 20:52

Il termalismo sempre più nel caos. Mentre sulle Terme dei Papi si attende il Consiglio di Stato e sulle ex Inps il bando è in alto mare, ecco un'altra tegola. E cade sulle Masse di San Sisto, a firma della Regione: «Sono abusive, c'è totale inosservanza sulla sicurezza sul lavoro e l'attività avviene in spregio alle norme in materia igienico sanitarie». Intervenga subito il Comune.

Ieri intanto c'è stato un sopralluogo al pozzo San Valentino, dopo i lavori effettuati dalle Terme Salus che hanno prosciugato la callara del Bullicame. C'erano Patrizia Refrigeri, dirigente della polizia mineraria, il direttore di miniera Giuseppe Pagano e un consulente. L'okay ai lavori di ripristino arriverà oggi o domani. Il presidente dell'associazione Il Bullicame, Giovanni Faperdue, prova a dare una spinta. «Non vediamo l'ora che si ripristini il normale flusso alla callara – dice – perché i ritardi finora sono stati tanti».
L'associazione Le Masse invece? Abusivi e recidivi. Il risultato dell'ispezione avvenuta lo scorso 16 ottobre è durissimo: è scritto in una lettera inviata anche alla Procura. Ricalca quanto già riscontrato nel 2006. Sul posto c'erano i funzionari dell'area attività estrattive e demanio lacuale della Regione, i carabinieri del Nas, la polizia locale e un dirigente di palazzo dei Priori. L'esito? «L'attività – scrive la Regione – è mineraria termale abusiva: si utilizza acqua che fuoriesce da un vecchio pozzo geotermico mal chiuso». Oltre a contravvenire alla norma regionale in tema di acque minerali e termali (solo per questo la sanzione varia da 2.500 a 25 mila euro), l'associazione Le Masse «viola le norme di polizia mineraria e sicurezza sul lavoro». Inoltre, secondo i funzionari, «l'attività avviene in spregio alla normativa vigente in materia igienico sanitaria». Da qui la diffida all'associazione «quale affittuaria dell'area e alla Antiche terme romane srl, proprietaria, dal proseguire l'attività in assenza di concessione mineraria. È il comune a dover contrastare l'attività abusiva e a comminare le sanzioni».