Inchiesta sull'inquinamento al lago di Bolsena, un disastro ambientale «per negligenza»

Il depuratore del lago di Bolsena
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 22 Aprile 2021, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 15:45

Versamenti non autorizzati, malfunzionamento sistema fognario e responsabilità degli amministratori.
Sarebbero queste alcune delle accuse mosse ai sindaci del comprensorio del lago di Bolsena finiti sotto la lente della magistratura viterbese.

Disastro ambientale sul lago di Bolsena: indagati sindaci, vertici Cobalb e dirigenti

Il disastro ambientale su uno dei bacini lacustri più importanti d’Europa sarebbe stato compiuto per negligenze. L’inchiesta della Procura di Viterbo, coordinata dal procuratore capo Paolo Auriemma e dai sostituti Eliana Dolce e Stefano D’Arma, è corposa e analizza nel dettaglio ogni singola posizione dei 16 indagati. Ovvero: Tutti i sindaci, o ex sindaci, dei comuni che si affacciano sul lago: Antonio De Rossi e Mario Fanelli, sindaco ed ex sindaco di Capodimonte, Maurizio Lacchini e Lucia Catanesi di Marta, Massimo Paolini e Luciano Cimarello di Montefiascone, Paolo Equitani di Bolsena, Massimo Bambini di San Lorenzo Nuovo, Luigi Buzi di Gradoli, Piero Camilli di Grotte di Castro, Stefano Bigiotti e Francesco Pacchiarelli di Valentano.

Poi due dirigenti che all’epoca dei fatti lavoravano per la provincia di Viterbo: Mara Ciambella e Ernesto Dello Vicario, quest’ultimo oggi in servizio nella Capitale. E vertici del defunto Cobalb. Massimo Pierangeli e Giancarlo Olivastri. L’ente che per anni ha gestito gli impianti sul lago di Bolsena. Ovviamente che qualcosa non andava era chiaro da tempo.

E da prima che l’ente deputato alla depurazione fallisse. L’ultimo dato sul livello di inquinamento del bacino è quello di Lagambiente, che la scorse estate ha analizzato le acque dei laghi italiani.

Il giudizio “inquinato” è stato assegnato alla foce del torrente sul lungolago di Montefiascone, che conferma le criticità già evidenziate negli ultimi 10 anni (nonostante la parentesi positiva del 2019) e alla foce del fosso Cannello, in località La grata a Gradoli, fuori dai limiti dal 2014. Ancora peggio il canale in località Prati Renari, nel comune di San Lorenzo Nuovo, giudicato “fortemente inquinato” e che presenta criticità fin dal 2014 prelievi.

Ancora bocche cucite dagli uffici della Procura. «Aspettiamo, per la serenità di tutti gli indagati, che siano notificati tutti gli atti - ha affermato il procuratore capo Paolo Auriemma - quel che è certo è che la nostra porta è aperta è siamo pronti al confronto costruttivo con le parti e al dialogo. Sappiamo che la situazione è complessa, come complessa è stata questa inchiesta».

Alcuni degli indagati raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini sarebberogià pronti per l’interrogatorio. I vertici dell’ex Cobalb avrebbero già manifestato la loro intenzione di parlare per chiarire la posizione.

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