C'è da pazientare qualche mese. Panetti conta di lanciarli sul mercato per la stagione 2020. «Siamo ancora alla fase embrionale. A oggi - dice - ne abbiamo realizzati 5 modelli per gioco. Come? Ai fondi va aggiunto un polimero, una resina sintetica che fa da collante. Poi vengono pressati fino a formare una tavoletta che è la struttura portante dell'occhiale. Quindi passiamo alla fresatura. Il colore e l'odore che otteniamo sono quelli del caffè. Un esperimento riuscito bene, ma - rivela - abbiamo talmente tanti ordini per gli occhiali in legno che questi al caffè non riusciamo a realizzarli ora».
Guai a dirgli di allargare la produzione. Tre anni fa, quando i suoi prodotti hanno iniziato a spopolare, in laboratorio c'erano lui e Adriana Voda, per tutti Daniela. Ora sono in 9 a portare avanti la falegnameria nata sette generazioni fa e tramandata di padre in figlio. Con Panetta che, anziché soccombere di fronte alle sfide di un'economia spietata coi più piccoli, ha puntato sul prodotto tipico della sua terra, l'olivo. E sul dono di famiglia, quell'arte antica di lavorare il legno.
Negli anni '60 in questa falegnameria i genitori di Panetta selezionavano pregiati ulivi centenari, per poi tagliarli in assi e stoccarli per oltre 40 anni. E da questa materia prima ora nascono occhiali con la montatura di legno, un prodotto unico in Italia che ha conquistato l'americana Tommy Bahama, colosso del settore con 18mila punti vendita nel mondo. «Vendiamo - conferma Panetta - il 100% proprio negli Usa. Non ho intenzione di allargare la produzione, altrimenti diventeremmo un prodotto industriale. Voglio invece che i miei occhiali abbiano un'anima artigianale: sono le persone che fanno la differenza della Massimo Eyewear».
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