"Il mio cane da allerta medica ha rischiato la vita per colpa del glifosato”. È successo a Proceno, è successo a Dante, l’animale salvavita per Solange Manfredi, nota giurista che racconta l’accaduto: “È stato intossicato da un giardiniere che, per ‘curare’ l’erba del vicino di casa, ha deciso di spruzzare il glifosato. Ovviamente lo ha fatto senza avvertire, senza segnalare alcunché e vedendo che passeggiavo con i cani a pochi metri dall’area trattata. Risultato: vomito, diarrea… e ora ci aspetta un lungo periodo di cura perché per la molecola usata in quel diserbante non c’è antagonista”.
Un episodio che sarebbe grave di per sé, in quanto l’uso di questi pesticidi va debitamente annunciato proprio per evitare conseguenze per la salute. In questo caso, però, assume una valenza ancora più grave perché Dante non è un animale qualunque. “I cani da allerta medica – spiega Manfredi -vengono addestrati per allertare qualcuno di un episodio imminente e consentire alla persona di assumere farmaci preventivi, o misure di sicurezza, per prevenire l'episodio, o limitarne gli effetti.
Dante è stato addestrato, grazie allo straordinario olfatto dei cani, a rilevare un basso livello di cortisolo così da allertare prima di un episodio imminente di crisi surrenalica. “Così posso assumere tempestivamente i farmaci necessari ad evitare la crisi, o limitarne gli effetti. In altri termini: la mia sopravvivenza dipende dall’intervento immediato del mio amato accompagnatore addestrato a rilevare per tempo i momenti critici”, assicura. Dante non sta ancora bene: “Spero migliori. Intanto, la libera vendita del glifosato andrebbe vietata per legge”.