Sami Modiano, sopravvissuto
a Birkenau: «La mia missione
è non far dimenticare quell'orrore»

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di Marco Pasqua

Sami Modiano aveva 13 anni, quando si ritrovò a vivere l'orrore del campo di sterminio di Birkenau. Cinque anni prima, era stato espulso, per via delle leggi razziali, dalla sua scuola. Frequentava la terza elementare, ma gli fu impedito di continuare a studiare. Perse le madre a Rodi e, oggi, dice «grazie a Dio è successo nella mia città, e non nei campi di sterminio». Perché lì si vide strappare tutti i suoi cari.

«Venni preso con la mia famiglia il 18 luglio del 1944 – ricorda, intervistato nel Giorno della Memoria - Sono stato catturato dai tedeschi con tutta la comunità ebraica, i miei zii, i miei cugini, in tutto duemila persone. Abbiamo fatto un viaggio lunghissimo, durato un mese, in condizioni disumane, con un caldo terribile, durante il quale delle persone sono morte. Siamo arrivati in questa fabbrica della morte il 16 agosto, dove tutto quello che vedi non riesci a descriverlo».

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