L'arrivo di Salviato: Ora tocco il cielo con un dito

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Gianluca Salviato, il tecnico rapito in Libia il 22 marzo scorso e liberato sabato sera, è arrivato in treno alla stazione di Mestre, urlando tutta la sua gioia e distribuendo abbracci e strette di mano. “Mi hanno portato a casa ieri, sono uomini con un cuore grande così, sono il meglio dell’Italia. Mi hanno reso orgoglioso si essere italiano”, ha detto Salviato riferendosi agli uomini della Farnesina e a tutti coloro che hanno contribuito al suo ritorno a casa. “Erano tutti ragazzi fra i 20 e i 25 anni, con la barba lunga però sempre coperti con i cappucci quindi non li ho visti in faccia – ha detto parlando dei suoi rapitori -. Loro si definivano mujaheddin, poi io avevo pochissimi contatti, mi davano da mangiare e mi facevano i video e basta. Mi hanno dato dopo tre giorni l’insulina”. “Ciò che mi ha tenuto in piedi – ha confessato - è stato pregare e sapere che mi avrebbero riportato a casa, loro non ci mollano mai”. “Mi hanno detto ‘vai sei libero’ in arabo. Mi hanno caricato in macchina, mi hanno portato in una casa dove c’era il capo dei servizi segreti di Tobruk e da lì in aeroporto dove ho trovato gli uomini della Farnesina”, ha detto ripensando al momento della liberazione. “Ora sto toccando il cielo con un dito”.